A. Ba.- Dorme sulla collina. Edward Albee, scrittore, drammaturgo

 

 

Dorme sulla collina



EDWARD ALBEE

Morto Edward Albee, autore della pièce teatrale

Scrittore e drammaturgo. Aveva 88 anni. Scandalizzò Broadway, nel 1962, con “Chia ha paura di Virginia Woolf?”  

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Nelle sue storie si sono rispecchiate intere generazioni e non solo americane, drammi con personaggi irrisolti, irrequieti, delusi prima di tutto di se stessi, che rompevano il gioco dell’illusione del “sogno americano”.

E anche per questo testi come Chi ha paura di Virginia Woolf, Sogno americano rappresentati in tutto il mondo, resteranno per   sempre nell’immaginario della nostra cultura e il loro autore, Edward Albee, uno dei grande della letteratura, per alcuni dopo Arthur Miller il più grande drammaturgo americano del secolo passato, sicuramente il più innovatore e il più legato alla cultura europea.

Questo è il ricordo che ci lascia Edward Albee,il grande scrittore e drammaturgo, morto ieri nel sonno a 88 anni a Montauk, una località molto chic sul mare a Long Island dove si era ritirato continuando a scrivere.

La sua ultima opera del 2007 Me, Myself and I è un dramma dell’identità giocato su due fratelli gemelli e la loro madre. Ma sono oltre trenta i testi di una carriera iniziata nel  ’58, con Zoo story che, non trovando una produzione in America, debuttò a Berlino con successo e solo dopo qualche anno arrivò nell’Off-Broadway.

Nel ’60 seguirono Il sogno americano, terribile vicenda di due genitori e un figlio adottivo (con qualcosa di autobiografico?) e nel 1962  Chi ha paura di Virginia Woolf? che sconvolse il pubblico americano perchè non solo metteva in piazza il fondo oscuro dei sentimenti di coppia, ma lo faceva con un marito e una moglie, George e Martha, borghesi e intellettuali che se ne dicono di tutti i colori con un linguaggio sboccato e tra fiumi di alcol, mettendo così a nudo l’America Wasp.

In Italia il primo a rappresentare il dramma fu nel 1963 Franco Zeffirelli  che lo mise in scena  con Enrico Maria Salerno e Sarah Ferrati, ma il successo mondiale lo decretò nel 1966 il bellissimo film di Mike Nichols con Richard Burton ed Elizabeth Taylor nei ruoli dei protagonisti.

Ancora oggi successo a teatro, Chi ha paura di Virginia Woolf? fu così schoccante per l’America di allora che non Vinse mai il meritatissimo premio Pulitzer, che invece Albee ottenne per ben tre volte con A delicate balance nel ’67, Seascape nel ’75  e il bellissimo Three tall women, tre figure femminili e un figlio diseredato in quanto gay (l’opera più autobiografica). Molti altri premi hanno costellato la lunga carriera di Albee, onoreficenze che gli permisero di aprire una Fondazione a suo nome nel ’94 per sostenere il “William Flanagan Creative Persons Center”, una colonia di scrittori ed artisti di Montauk.

Albee era nato a Washington, ma abbandonato dai genitori, viene adottato da un ricco ereditiero di sale teatrali. La famiglia non è di quelle routinier: tra una madre scombinata e un padre assente – molto simili a tanti suoi personaggi – Albee cresce da ragazzino ricco e senza un centro di gravità. Studente mediocre, è però uno scrittore precoce. A vent’anni sbarca nel Village e entra in contatto con l’anima creativa più radicale della città e con la comunità omosessuale, a quei tempi  clandestina, dove conosce il compagno della vita, lo scultore Jonathan Thomas, che morì nel 2005.

 

L’opera di Albee è caratterizzata da uno sguardo feroce sulla morale convenzionale americana: dietro l’apparente immagine piccolo-borghese o borghese, i suoi personaggi nascondono un’anima fatta di bugie, ipocrisia, nodi irrisolti, e in questo, specchio profondo dell’uomo contemporaneo. Ma oltre alle tematiche, a rendere Albee forse davvero il più influente drammaturgo del Novecento è  la sfida alle convenzioni teatrali.

Uomo colto, in contatto con le correnti della cultura europea, Albee ne riportò fin dall’inizio gli echi nella sua opera e non a caso è la sua influenza quella che ancora oggi viene riconosciuta in tutta la drammaturgia contemporanea americana, a cominciare da David Mamet e Sam Shepard (*Ansa\GruppoEspresso)

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