Francesco NICOLOSI FAZIO- Partiti. Festa nazionale dell’Unità (raduno a Catania)

 

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ADESSO TOCCA A CATANIA

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Il Festival Nazionale de l’Unità

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Gramsci-Togliatti-Longo-Berlinguer (e giù) Occhetto-Giannotti (Sicilia-Catania). 1976, per qualcuno erano i vent’anni. Le feste dell’Unità  erano, per tutti, un momento d’incontro, di dibattito e di divertimento. Quasi ogni comunità, anche paesini e quartieri, aveva la sua festa dell’Unità, gremita di pubblico. Mai una festa nazionale si svolse a Catania, anche quella regionale era una rarità, prima Palermo, poi le siciliane province “rosse”, talvolta Catania. Le feste nazionali erano sempre tra Bologna, Milano e Roma. Oggi si svolge a Catania.

Dopo i primi giorni di rodaggio la festa mostra i primi numeri di discreta partecipazione. Considerando: il clima ormai tropicale (prima l’afa e poi le alluvioni), la crisi economica e l’abbandono della politica da parte della stragrande maggioranza dei cittadini, l’affluenza non è poi così scarsa. Da valutare l’effettiva “partecipazione” (negli anni settanta Gaber ci scrisse su una bella canzone). Oggi, invece della partecipazione, conta l’appartenenza. Il dato politico forse saliente è quello della volontà di proporre la città di Catania come luogo di possibile nascita di una iniziativa politica. Il ministro Alfano non vuole cogliere questo aspetto della vicenda, parla di un Presidente della Regione che non sia un politico, anzi un professionista esterno. Oltre ad altri, sembra escludere Crocetta. Non lo dice, forse perché le cose ovvie non si dicono.

Palermo. La capitale nostra gode di grandi personaggi di spicco: Presidenti della Repubblica e del Senato, il Ministro dell’Interno, il presidente del Consiglio di Stato, il capo del ROS, il presidente ENAC, il direttore della RAI regionale e tanti altri ancora. Prima o poi la Scilla intera potrà beneficiare di queste influentissime autorità nazionali. Nel frattempo ci saranno le elezioni regionali. Che significa trovare il Presidente giusto, magari non palermitano.

Ricordiamo ancora il doppio mandato dell’acese  Rino Nicolosi; a prescindere dalle idee politiche, ci fu grande lavoro dell’ARS e degli assessorati regionali, in tempi non certo facili. Forse per questo motivo Nicolosi fu uno dei pochissimi politici di spicco a pagare per tangentopoli. Riteniamo che, altrimenti, al Quirinale non avrebbe fatto cattiva figura. Non era soltanto una questione di disponibilità finanziarie, il Presidente non finanziò nulla nella sua Acireale, in particolare dai fondi dell’Assessorato ai Lavori Pubblici. Non solo perché questo fu poi gestito da un ingegnere con la Ferrari.

Oggi il rilancio della Sicilia potrebbe partire da una Presidenza Regionale che sia Catanese, o almeno della Sicilia Orientale. E ciò a prescindere dal colore politico: Bianco, rosso o azzurro che sia, un presidente regionale deve cercare di spostare, almeno un poco, il baricentro della politica siciliana verso la parte (ancora) più dinamica e viva della nostra disperata regione.

La festa nazionale dell’Unità a Catania potrebbe dare un valido imput per tale indirizzo. E poi, come diceva Togliatti, “chi avrà più filo, tesserà più tela”.

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