Teatro Quirino di Roma- Sino all’8 maggio, “Il Consiglio d’Egitto” di L. Sciascia. Regia G. Ferro

Teatro Quirino di Roma

presenta

PT Produzioni presenta


Enrico Guarneri  in

IL CONSIGLIO D’EGITTO

di Leonardo Sciascia

con Ileana Rigano  Francesca Ferro   Rosario Minardi   Vincenzo Volo  
Rosario Marco Amato  Pietro Barbaro   Ciccio Abela   Gianni Fontanarosa
Antonello Capodici   Mario Fontanarosa
scene Salvo Manciagli
costumi Riccardo Cappello
regia Guglielmo Ferro

dal 26 aprile all’8 maggio

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«Il capolavoro di Sciascia  è una sorta di grande allegoria che, partendo da fatti realmente accaduti nella Sicilia della fine del XVIII secolo, si apre in un grande affresco nel quale prendono corpo i sentimenti estremi dell’Isola: verità tanto estreme da divenire menzogne, scissioni quasi ineluttabili di mondi apparentemente inconciliabili, ma che in realtà si sovrappongono in un unico, indissolubile, universo. Un universo nel quale tornano le antiche inquisizioni, gli antichi processi, senza più differenza o importanza tra un prima e un dopo, senza che cambi nulla, tranne la superficie delle cose, la loro crosta esteriore. L’unico che sovverta quest’ordine immutabile è l’artefice della Grande Impostura, l’Abate Vella, il quale, mentendo, crea paradossalmente l’unica dimensione di verità. Così è la menzogna, è la “favola” che lo libera alla fine attraverso la creazione di una Storia diversa da quella scritta sui libri».

Il personaggio è affidato al talento di Enrico Guarneri. Vella ritaglia con l’accuratezza di un miniatore parti di un codice differente da quello reale, le fregia di sogni e di intuizioni, e chiuso in sé, nel suo antro di alchimista, dà vita alla sua Magna Opera. Una Magna Opera della quale lui, da oniromante e cabalista del popolo, si trasforma in svelatore di un sogno più grande, immenso e meraviglioso; qualcosa che mutando l’ordine costituito, ne mina le fragili fondamenta. Poco importa se questo troverà riscontri in ciò che accadrà, visto che, in ogni caso, qualcosa è cambiato. «La vita è davvero un sogno: l’uomo vuole averne coscienza e non fa che inventare cabale; ogni tempo la sua cabala, ogni uomo la sua».


*Ufficio Stampa a cura di Paola Rotonno

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