Francesco NICOLOSI FAZIO- Arte e scienza coscienza (Dati senza analisi critica)
Agorà
ARTE E SCIENZA C/O COSCIENZA.
Dati senza analisi critica, storica e culturale.
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Da quasi cinquanta anni leggiamo L’Espresso, modello di raro giornalismo d’informazione ed analisi. Per questo motivo un sobbalzo ci ha preso nel trovare nel numero con data 28 gennaio, uno dietro l’altro, due articoli di approfondimento culturale che in realtà sembrano non spingersi in così profonde analisi.
Il primo riporta lo studio del CNR sull’uso dei “selfies” nel mondo. L’articolo riporta una mappatura dell’intero pianeta, con dati inoppugnabili. In tale studio risulta che l’Italia, negli autoscatti, è in testa assieme agli Stati Uniti e nella mappa stanno messi altrettanto bene (?) Australia e Turchia. Tra gli altri dati si segnala che in Siria ed in Iraq la grande maggioranza dei selfies è scattata da maschi.
Per quanto concerne gli Stati Uniti l’Università della California (UCLA?) ha trovato correlazione tra l’uso del selfie e fenomeni di depressione e voyeurismo. Questi i dati principali forniti dall’articolo. A noi sembra che manchi un minimo di analisi. La grafomania ci spinge all’interpretazione.
Cominciamo dal dato geografico: USA, Italia, Australia, Turchia sono gli stati a maggior “produzione” di autoscatti. Azzardiamo un perché: crisi di identità?! Non pensiamo di essere tanto lontani dal vero, in quanto in queste nazioni sono in corso notevoli cambiamenti politici, ma sono soprattutto oggetto di grandi immigrazioni, rispettivamente da: Stati latino-americani; Africa e Medio Oriente; Siria; Estremo Oriente ed Indonesia. Ipotesi azzardata ma plausibile.
Per quanto concerne il dato statistico riguardante il fatto che in Siria ed in Iraq sono i maschi la maggioranza di autori di selfie, sembra quasi banale ricordare che in quegli stati c’è la guerra e che in giro lì ci sono solo maschi, possibilmente armati, che si auto celebrano con pose guerresche. Le donne hanno altro a cui pensare, possibilmente nascoste dai veli.
Il dato più allarmante è quello dell’Università della California, che intende appioppare agli autori di autoscatti diverse patologie psichiatriche. Qua il discorso è molto grave, in quanto le onnipotenti organizzazioni scientifiche USA, ogni anno, incrementano le patologie psichiche per aumentare, nel mondo intero, il controllo sulle popolazioni e, contemporaneamente, il business di “Big farma”.
All’America, invece, non fa riferimento il secondo e susseguente articolo. L’artista De Simone lamenta che non si fanno produzioni del tipo “La Gatta Cenerentola”, addossando la colpa alla decadenza della città di Napoli, in preda ad una “deriva inarrestabile”.
L’articolo si smentisce da solo, in quanto ci ricorda che questo meraviglioso spettacolo, nel 1976, “esplose sul palcoscenico del Festival di Spoleto e poi….”. Pertanto si potrebbe immediatamente considerare che la decadenza lamentata potrebbe essere non quella di Napoli, ma quella di Spoleto, luogo dove lo spettacolo fu realizzato, per poi girare l’Italia ed il mondo, o meglio dire i “due Mondi”.
La notizia è già incompleta, perchè la dicitura esatta era difatti “Festival dei due mondi”, ciò quando Menotti gestiva notevoli risorse provenienti da oltre Atlantico. Oggi da oltre Atlantico giunge ancora Bob Wilson con la sua visione Americo-centrica, a cui si allineano tutte le arti, soprattutto quelle figurative e stupefacenti.
Quello che l’articolo non può approfondire è che nel 1976 la cultura era ben finanziata, anche in Italia. In particolare in tutta Europa tutte le operazioni culturali di un minimo impegno progressista erano sovvenzionate dagli USA, che creavano un contraltare “liberal” alla cultura che era molto vicina ai Partiti Comunisti Europei.
Il finanziamento della cultura cominciò a ridursi con la guerra del Viet-nam, probabilmente perché si era constatato che proprio la cultura aveva aperto gli occhi agli stessi americani su una guerra crudele. L’abbandono di ogni investimento veramente culturale fu poi definitivamente sancito dal Reaganismo, che certo non si poneva il problema del benessere culturale dell’Europa.
Ecco che l’articolo sembra non cogliere il vero problema di tutte le culture mondiali: la riduzione degli spazi vitali ed economici della cultura. Qualunque appassionato di teatro può riscontrare che la foto dell’articolo (dallo spettacolo di De Simone) sembra scattata in un’altra era, stante la sontuosità dei costumi che ricordano il più elegante Visconti. Di tale teatro si è persa la “cultura”.