Chiara CATALDO- Penso che un sogno così …(one show man di Beppe Fiorello a Piacenza)

 

Lo spettatore accorto

 


PENSO CHE UN SOGNO  COSI’…

A  Piacenza il one man show di Beppe Fiorello

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Pochi giorni fa sul palco del Teatro Municipale di Piacenza è andato in scena  “Penso che un sogno così…” con Beppe Fiorello e i musicisti Daniele Bonaviri e Maurizio Palma. Giunto con successo alla sua terza stagione di tournée,  questo spettacolo (che è più un viaggio, una saga familiare) ha raggiunto sold out per la maggior parte delle date, quasi trecento serate, e la candidatura all’edizione 2015 del Premio “Le maschere del Teatro italiano”,nella sezione miglior interprete di monologo. La sceneggiatura è di Vittorio Moroni e dello stesso Fiorello e l’opera è diretta da Giampiero Solari.

La messinscena cantata è autobiografica e, come in un sogno, tutto appare confuso, a partire dalle parole che sono siciliane, italiane e a volte salentine: si parla di suo padre Nicola sulle note del mito di Domenico Modugno, si parla della sua famiglia, delle zagare e dei grilli della sua Sicilia,dal falso progresso del boom economico, di chi si ferma e di chi al contrario parte.

Questo spettacolo è malinconico, rappresenta un momento in cui i protagonisti della sua vita passata escono dal ricordo per divertirci ed emozionarci, coinvolgendoci sempre con storie buffe e incredibili: mi riferisco al vicino di casa che di notte si trasforma in lupo mannaro, al cugino tombeur de femme e ai suoi racconti mirabolanti e scandalosi, al mafioso italo-americano che alla festa del patrono vince ogni anno il premio più ambito, il croccante di San Giuseppe.  Il tutto è costantemente intervallato dalle parole di Mister Volare e dalle vicende che hanno segnato la sua esistenza, dagli esordi al viaggio negli States, da San Remo agli ultimi giorni.

La scenografia di Patrizia Bocconi e le luci di Alberto Negri declinano più mondi, catapultandoci in un’alchimia teatrale riuscita che non annoia mai: sempre in penombra,  gli effetti chiaroscurali e i pannelli monocromatici che ricordano il suolo lunare ci proiettano in un’atmosfera d’intimità e magia, dai toni pacati talvolta solo sussurrati, come le parole di Fiorello picciriddu che non riesce ad uscire dal bagno perché si vergogna di vivere. Il pannello centrale poi scorre sui lati per nascondere o scoprire i musicisti e permettere allo stesso Fiorello entrate e uscite di scena.  Tutto il fondale,  infine, è usato come schermo per proiettare video e foto, tra le quali spiccano quelle le suggestive luminarie della festa patronale, coloratissime e accecanti.

Indimenticabili le chitarre dei due musici  Bonaviri e Palma che assistono Fiorello con maestria e passione: varrebbe la pena di pagare il biglietto anche solo per la forza e la poesia dei ritmo delle loro corde e delle casse armoniche. “Penso che un sogno così…” piega il pubblico al desiderio di Fiorello: è uno spettacolo di successo  genuino, caldo come il sole del Sud e a volte amaro come la Trinacria.

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