Francesco NICOLOSI FAZIO- Tra le note. Sanremo Family..ha vinto la vera “famiglia all’antica”
Tra le note
SAN REMO FAMILY
Ha vinto la vera “famiglia all’antica”
****
Dopo trent’anni guardiamo di nuovo San Remo in TV. Ma, in verità, l’ultima volta fummo spettatori indiretti, stante che godevamo di una simil-diretta di Renzo Arbore (1985?) ed i suoi accoliti. Tra questi il geniale (per altro) Roberto D’Agostino, che oggi ha stigmatizzato l’evento 2016 considerando: “Mai tanti gay sulla ribalta!”. Molti partecipanti portavano strisce colorate in segno di adesione ad un concetto di famiglia nuovo, dove quello che conta è il sentimento che unisce, a prescindere dai sessi coinvolti. Del resto, anche nell’antichità i rapporti tra esseri dello stesso sesso erano consentiti, oggi in alcuni paesi, invece, si rischia la vita. Ad onor del vero precisiamo che nell’antichità non risulta che esistessero leggi per il matrimonio tra omosessuali. A San Remo grazie alla vittoria finale, assegnata ad una canzone che parla di un padre che si rivolge alla figlia, si intravede la preferenza per la famiglia “tradizionale”. Nonostante tutto.
Gli “Stadio” hanno tirato la volata a loro stessi vincendo prima la serata delle cover, usando come grimaldello una canzone di Lucio Dalla. Stante che le sette note possono determinare, nel loro articolarsi combinatorio, non più di una quantità pari al 7 fattoriale, tutte le canzoni che si possono comporre sono pertanto dell’esiguo numero di 5.040, tutte le altre seguenti sono copiate. Ecco che forse è meglio riscaldare una cover, invece che copiare canzoni altrui facendo credere di avere trovato un “nuovo ritornello”. Probabilmente esiste un programma (del computer) che riesce facilmente ad individuare quale canzone sia stata “ripresa” per vincere San Remo; come diceva Pascoli “…..qualcosa di nuovo, anzi d’antico.”
![]() |
|
|
|
---|---|
Ma un sobbalzo ci ha provocato il primo verso della canzone vincente: “Un giorno ti dirò a quante cose ho rinunciato per te….” (vado a memoria, ma il concetto è quello): ‘verso’ poetico (?) rivolto dall’autore ad una ipotetica figlia. Ecco, invece, che i grandi uomini di cultura, che sono sempre al seguito del festival, si sono sperticati nel considerare la bellezza del tema di un padre che si rivolge alla figlia, con sentimento ed altro. Personalmente invece, facendo attenzione al primo verso…mi veniva voglia di cambiare canale, provando un senso di vergogna per un padre che si pone alla povera creatura con tematiche quasi ottocentesche: rinfacciare ad una figlia quello che lui ha perso per garantire una paternità completa. Magari per “salvare la famiglia”. Spero che un giovane, una giovane di oggi, ad un padre che si permette di dire : “A quante cose ho rinunciato per te!” risponda sinteticamente: “Zitto quaqquaraqquà!”.
Quella prospettata nel verso è una famiglia terribile, dove il padre rinfaccia qualcosa alla figlia al solo scopo di suscitare in lei inevitabili sensi di colpa. Ecco dove si fonda la peggiore impostazione della famiglia tradizionale: il ricatto emotivo. Come se un giorno Elton John (?) dovesse rinfacciare a suo figlio: “Sai a quante centinaia di migliaia di sterline ho rinunciato per comprarti!”. Questo sul versante delle famiglie “arcobaleno”. Conosciamo invece le silenziose rinunce che fanno per i figli, tutti i giorni, tutti quei genitori che lavorano duramente, umilmente ed onestamente. Non parlo di cantanti, presi invece spesso a modello.
Spero che le centinaia di migliaia di persone che in questi giorni, in Italia, si stanno scontrando (civilmente) sul modello di famiglia, da prevedere per gli anni futuri, si rendano conto che per costruire una famiglia, di ogni tipo essa sia, si deve partire da una base: Amore.
E’ certamente un grande impegno, ma, se vogliamo salvare le famiglie, non osanniamo le stronzate inter-generazionali.