Teatro Ghione di Roma- Sino al 21 gennaio, “Sogno di una notte incantata” con Peppe Barra
Teatro Ghione di Roma
dal 17 al 21 febbraio 2016
Consorzio Campano Teatro e Musica
diretto da Nunzio Areni
presenta
SOGNO DI UNA NOTTE INCANTATA
di Peppe Barra e Fabrizio Bancale
liberamente tratto da
Lu cunto de licunti di Gianbattista Basile
con Peppe Barra e Teresa Del Vecchio
Complesso strumentale
Paolo Del Vecchio- chitarra, mandolino
Luca Urciuolo – pianoforte, fisarmonica
Ivan Lacagnina – tammorre, percussioni
Alessandro De Carolis – flauti
scenografia Luigi Ferrigno
musiche Patrizio Trampetti
costumi Annalisa Giacci
Video scenografie
Alessandro Papa e Mariano Soria
Illustrazioni- Irene Servillo
regia di Fabrizio Bancale
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“Sogno di una notte incantata” è il titolo del nuovo spettacolo di Peppe Barra, liberamente tratto da Peppe Barrae Fabrizio Bancale da “Lo cunto de li cunti” di Giambattista Basile e “Pulcinella” di Libero Bovio
Un viaggio poetico e visionario a spasso nel cuore di Napoli attraverso i secoli, tra le fiabe di Giambattista Basile e il Pulcinella di Libero Bovio. Peppe Barra si imbatte in alcune tra le pagine più celebri della letteratura classica napoletana per innervarle con la sua dirompente ironia e la sua inconfondibile arte affabulatoria. Tra canzoni, villanelle e musica colta, all’insegna della napoletanità di ieri…e di oggi.
Fa caldo in questa notte d’estate. Fa caldo come sa fare caldo solo in una città del sud del mondo, come Napoli. Peppe Barra sta dormendo, o almeno ci prova. E sogna. Sogna di aggirarsi in costumi seicenteschi all’interno di un mondo fiabesco e fantastico, tra luci accecanti e ombre nere, tra Principi e Orchi, tra fate, crudeli matrigne e animali parlanti.
E’ l’universo barocco de “Locunto de li cunti”, noto anche come “Pentamerone”, la raccolta di fiabe di Giambattasta Basile, considerata il monumento della cultura e della fantasia di un intero popolo: quello napoletano, naturalmente. Un’opera che ebbe larga diffusione nella civiltà europea dell’epoca tanto da costituire, nelle varie elaborazioni successive, un patrimonio comune a tutte le culture mondiali (da Charles Perrault, ai fratelli Grimm, fino ad arrivare a Walt Disney, giusto per citarne alcuni).
E nell’universo fiabesco di Basile si canta, si balla, si ride…si sogna.
Poi un rumore improvviso nella notte, o forse solo il caldo che non dà più tregua e Peppe Barra si sveglia di soprassalto. Prova a riaddormentarsi per riacciuffare nuovamente quei buffi e poetici personaggi raccontati da Basile, ma i sogni, si sa, sono spesso capricciosi e sfuggenti.
Note di regia
Sogno di una notte incantata è il titolo del nuovospettacolo rappresentato da Peppe Barra, con la regia Fabrizio Bancale, ci trasporta indietro nei secoli, nella Napoli seicentesca protagonista delle fiabe de“Locunto de li cunti” di Gianbattista Basile.
“Ed ora, amici miei, mi rivolgo a tutti voi stasera per quello che davvero siete: illusionisti, belle sirene, viaggiatori, avventurieri, maghi e maghe…Venite a sognare con me!”.
Questo è l’incipit della rappresentazione che subito si caratterizza per la presenza di una suggestiva scenografia video, realizzata da Alessandro Papa e Mariano Soria, con le illustrazioni di Irene Servillo, proiettata sul fondale da cui la protagonista Teresa Del Vecchio appare e scompare magicamente.
Il viaggio poetico e visionario, un vero e proprio Sogno di una notte incantata, inizia con la fiaba de “I sette palombelli” che la regia ha deciso di utilizzare come fil rouge dell’intera narrazione. Pian piano, intorno alla vicenda di Gianna che va alla ricerca dei suoi sette fratelli dai riccioli d’oro, Peppe Barra ci snocciola alcune delle più belle favole satiriche della tradizione partenopea: conosciamo l’ingenuo Vardiello, la papera d’oro, l’orco disperatamente innamorato del giovane Carcaverchia e tanti altri personaggi ironici e fatati. La bravissima Teresa Del Vecchio ha interpretato brillantemente la piccola e biondissima Gianna e il simpaticissimo pasticcione Vardiello, regalandoci momenti di pura allegria.
Il fascino delle narrazioni classiche si è fuso magicamente con la satira e con l’irriverente arte affabulatoria dell’istrione napoletano che seduce e incanta ilpubblico alternando racconto, canti popolari e poesie.
L’atmosfera, incantata e a tratti pervasa da un po’ di follia, è stata resa ancor più coinvolgente dai musicisti di scena Luca Orciuoli, Alessandro De Carolis, Ivan La Cagnina e Paolo Del Vecchio.
La raccolta seicentesca di fiabe, nota come “Pentamerone” o “Locunto de li cunti“, è stata un’opera che ebbe larga diffusione nella civiltà europea dell’epoca tanto da costituire, nelle varie elaborazioni successive, un patrimonio comune a tutte le culture. Le fiabe, come ha ben spiegato nel saggio “Morfologia della Fiaba” del 1928 illinguista e antropologo russo Vladimir Propp, hanno una struttura comune che ritrova al suo interno gli stessi personaggi che ricoprono le stesse funzioni in relazione allo svolgimento della storia, al di là del luogo di origine o della culture che le ha prodotte.
Così Barra si ritrova a indossare il costume di Pulcinella, come raccontato da Libero Bovio. Pulcinella, il simbolo universale della napoletanità di cui incarna l’esuberanza, il virtuosismo mimico e canoro, lo spirito ironico, canagliesco e generoso, la filosofia pratica e disincantata, è morto ed ha ottenuto da san Pietro una breve licenza per poter salutare la moglie Colombina. Ma la Napoli che Pulcinella ritrova non è la stessa che aveva lasciato pochi anni prima: tutto è cambiato, non ne riconosce le strade, i passanti. Tutti corrono, si affannano e nemmeno lo riconosco. Forse, la Napoli di oggi non ha più bisogno di Pulcinella. Non ha più bisogno di favole e poesia
-Ufficio Stampa a cura di Daniela Bendoni