La memoria. Carlo Bernari, uno grande scrittore che amava il cinema (in due saggi del figlio Enrico)

 

La memoria



CARLO BERNARI

Un grande scrittore che amava il cinema

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il 9 ottobre 1909 nasceva Carlo Bernari, scrittore napoletano, esponente del realsimo letterario (di impegno politico) per oltre due terzi del ‘secolo breve’.

Il magazine internazionale di cinema “Luci e Ombre” pubblica un saggio del figlio Enrico sui rapporti dell’autore con Carlo Levi e il sindaco-poeta lucano Rocco Scotellaro e la sceneggiatura originale dei primi anni Settanta di “Cristo si è fermato ad Eboli” scritta da Bernari e riutilizzata da Francesco Rosi.

E inoltre Bernari e la sceneggiatura di “Cristo si è fermato a Eboli”  di Enrico Bernard (cognme anagrafico dello scrittore)

Un corposo faldone dell’archivio di Carlo Bernari, consultabile presso l’Archivio del ‘900 alla Sapienza di Roma, contiene i numerosi soggetti, sceneggiature, articoli e progetti cinematografici dell’autore di Tre operai. Tra gli scritti sul cinema dei primi anni Cinquanta spiccano alcuni interventi che testimoniano l’interesse dello scrittore napoletano per gli scambi sinergici tra settima arte e narrativa – fin qui siamo nello spirito di una stagione culturale in cui il cinema cerca contenuti nella letteratura del proprio tempo, così come la letteratura cerca nuove forme espressive nella cosiddetta “scrittura cinematografica”. Altri contributi risalenti alla fine degli anni Trenta aggiungono  intensità alla ricerca proseguibile cliccando http://rivistalucieombre.com/author/enrico-bernard/

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Così la “Treccani” di Letteratura ricorda Carlo Bernari

-Scrittore italiano (Napoli 1909Roma 1992). Osservatore attento della vita quotidiana, specie delle classi più umili, e del mondo del lavoro, nei suoi racconti e romanzi – ambientati per lo più a Napoli o nel Meridione – egli spesso riesce così a preservare da accentuazioni polemiche quel tanto di populistico che è nel motivo della giustizia sociale che li ispira, come ad avviare il realismo di fondo verso soluzioni tra umoresche, fantastiche ed evocative, particolarmente riuscite dove si concretano in rappresentazioni corali di quella vita e di quegli ambienti.

Meno felice, negli ultimi anni, il tentativo di tenere a tutti i costi il passo dell’attualità. Opere: Tre operai, 1934; Quasi un secolo, 1940; Napoli guerra e pace, 1945; Tre casi sospetti, 1946; Prologo alle tenebre, 1947 (poi rielaborato in Le radiose giornate, 1969); Speranzella, 1949; Siamo tutti bambini, 1951; Vesuvio e pane, 1952; Gigante Cina, impressioni di viaggio, 1957; Domani e poi domani, 1957; Amore amaro, 1958; Bibbia napoletana, cronache, memorie, fantasie, 1961; Era l’anno del sole quieto, 1964; Per cause imprecisate, 1965; Un foro nel parabrezza, 1971; Non gettate via la scala, 1973; Tanto la rivoluzione non scoppierà, 1976; Napoli silenzio e grida, 1977; Il grande letto, 1988

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