Roma Europa, Teatro Argentina di Roma- dal 23 al 26 settembre, “887” di e con Robert Lepage
Roma Europa

Durata 125′ | Spettacolo in italiano e francese (con sottotitoli)
23 settembre h 19:30 | Artist Today con Rossella Battisti | Teatro Argentina – Sala Squarzina
24 settembre | POST IT al termine dello spettacolo | Giorgio Barberio Corsetti incontra Robert Lepage
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Se la memoria è la prima arma del teatro quando gli attori interpretano un testo contemporaneo o quando ritroviamo titoli del passato in nuove interpretazioni, Robert Lepage apre la trentesima edizione del Romaeuropa Festival con “887”, uno spettacolo che si nutre di ricordi, li analizza e li fa deflagrare in una scena multimediale. Di questo “887” Lepage sarà l’interprete principale, affiancato da un’affascinante scenografia tecnologica in cui è maestro indiscusso: il titolo corrisponde al numero civico di Rue Murray, dove l’artista quebecchese viveva da bambino, e simboleggia un’incursione magica, emozionante, ironica e passionale nelle sue memorie familiari. Tuttavia Lepage compie anche un ardito cortocircuito tra memoria individuale e collettiva, gli anni della sua giovinezza corrispondono infatti alla rivolta del Québec francofono contro il Canada anglofono, quella “révolution tranquille” che ha portato all’autonomia di questa provincia canadese.
Drammaturgo, attore ammaliziato, regista e scenografo raffinato, Lepage è considerato a livello internazionale una delle figure apicali del palcoscenico contemporaneo. Accanto alla sua notevole produzione teatrale, di cui ricordiamo “Needles and Opium” e “The Andersen Project” -presenti nelle passate edizioni del Festival- l’artista quebecchese ha anche collaborato alla messa in scena dei concerti di Peter Gabriel e si è dedicato al teatro musicale, come la recente regia di “Der Ring des Nibelungen” di Richard Wagner al Metropolitan di New York, conquistando un Grammy Award. Da consumato uomo di palcoscenico, in questo nuovo lavoro Lepage distilla la sua grande esperienza teatrale e la sintetizza citando Jean Cocteau «Sono la menzogna che dice sempre la verità», a ricordarci che, diversamente dai computer, ogni volta che ricorda l’essere umano cambia, adatta, personalizza il passato: come il teatro, anche la memoria è un atto creativo