Redazionale- Ricordando di ricordare. “1960” di L. Colombati (presentazione, a Cosenza, a cura di Ugo G.Caruso e Paolo Palma)
Ricordando di ricordare
ROMA, ESTATE 1960. L’OLIMPIADE E IL BOOM. ANDREOTTI E GRONCHI. IL FINTO GOLPE DI PACCIARDI E IL SIFAR DI DE LORENZO. JOHN FANTE E DINO DE LAURENTIIS. LA VIA VENETO DI FELLINI E LE BORGATE DI PASOLINI NELL’AFFRESCO NARRATIVO DI LEONARDO COLOMBATI.
FINALISTA AL PREMIO SILA, LO SCRITTORE NE DISCUTE A COSENZA CON UGO G. CARUSO E PAOLO PALMA
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La Libreria Mondadori di Cosenza dà appuntamento per giovedì 10 settembre alle ore 18 negli accoglienti locali del Coni (Piazza Giacomo Matteotti) dove all’interno del ciclo di presentazioni della decina finalista del Premio Sila ’49 – Edizione 2015, avrà luogo l’incontro con Leonardo Colombati, autore del romanzo “1960”, già un caso letterario di cui si parla da mesi.
Lo scrittore converserà con Ugo G. Caruso, studioso di cultura di massa e Paolo Palma, giornalista e saggista politico che, ciascuno dalla sua angolazione, approccerà l’opera guidandoci per sentieri diversi – la storia, la politica, il costume, le vicende culturali e lo sport – all’interno della labirintica costruzione narrativa.
Il romanzo è ambientato appunto nel fatidico 1960, anno cruciale per l’Italia che vuole dimostrare alla comunità internazionale di aver definitivamente archiviato il ventennio fascista e le devastazioni della guerra per sedere al tavolo delle grandi potenze industrializzate. L’occasione, a lungo preparata, è offerta dai Giochi Olimpici che saranno ospitati nella capitale a partire dal 25 agosto. Sarà, com’è noto l’olimpiade della rivelazione africana. Il podio premierà tra gli altri Livio Berruti e Wilma Rudolph, della cui liaison i rotocalchi si occuperanno per mesi, l’etiope Abebe Bikila e un giovanissimo Cassius Clay, non ancora Muhammad Alì, come pure il nostro Nino Benvenuti.
I riflettori di tutto il mondo sono puntati su Roma, complice il boom economico arrivato al suo zenit con la lira in costante ascesa e pure per via della grande mondanità che anima Via Veneto dove si è spostato un folto drappello dei divi di Hollywood per le coproduzioni dei kolossal cinematografici in voga all’epoca. La neonata televisione di stato trasmette le immagini dei giochi nelle case degli italiani che affollano però anche le sale cinematografiche e non solo quelle dove danno pelliccole di consumo ma anche quelle che proiettano La dolce vita di Fellini, L’avventura di Antonioni, Rocco e i suoi fratelli di Visconti e Un maledetto imbroglio di Germi. A teatro invece viene duramente contestato Un marziano a Roma, il testo di Flaiano interpretato da Gassman.
Le librerie espongono il romanzo “scandaloso” di Moravia, La noia. La radio e i juke-box diffondono Il cielo in una stanza di Mina, Il nostro concerto di Bindi, La gatta di Paoli, Estate di Bruno Martino, Nessuno al mondo di Di Capri, il rock and roll originale di Presley e quello nostrano di Celentano accanto ai singulti degli urlatori, come pure twist, cha cha cha, calypso, bossa nova. Ma è pure l’anno del governo Tambroni e dei morti di Reggio Emilia. In contrasto con lo scenario internazionale segnato dalla politica dei blocchi e dalla Guerra fredda, in Italia pare respirarsi un’aria nuova. Si parla di centrosinistra e di apertura ai socialisti.
La destra più oscura inizia allora a tessere le sue trame nell’ombra. Colombati fa muovere all’interno del suo ordito il Presidente della Repubblica, Giovanni Gronchi e il capo del Sifar, generale De Lorenzo, intorno alla minaccia di un fantomatico colpo di stato architettato da Randolfo Pacciardi, già leggendario antifascista divenuto anticomunista e filoatlantista estremo. Ma ci sono pure Andreotti e Mattei, Merzagora e Segni, Fanfani e Moro, Nenni e Togliatti oltre ad una vasta galleria di personaggi d’invenzione. Con un occhio a Don De Lillo e ai suoi arditi mix tra Storia e finzione ed un altro alla migliore tradizione della commedia italiana, Colombati consegna al lettore un’affresco arioso e complesso, un’opera corale che poggia su un plot avvincente. Un romanzo di cui già tanto si è scritto, i cui molti temi e le cui innumerevoli suggestioni impreziosiscono notevolmente l’appuntamento cosentino.