Francesco NICOLOSI FAZIO- C’era una volta…. (“Family day” scritto e diretto da Nicola A. Orofino. Ciomp. XXI. In Scena, al Piccolo Teatro di Catania)

 

Lo spettatore accorto

 

 

C’ERA UNA VOLTA….

“Family Day – Puntata 1: Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò” Ideazione e regia: Nicola Alberto Orofino. Con: Alessandra Barbagallo, Francesco Bernava, Egle Doria, Alice Ferlito, Rita Salonia.  Scene e costumi: Vincenzo La Mendola.  Luci e fonica: Simone Raimondo.  Foto di scena: Gianluigi Primaverile.  Disegni: Alessio Colonna.   Grafica: Salvo La Pira.   Produzione XXI IN SCENA – Etna ‘ngeniusa. Al Piccolo Teatro di Catania

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“L’Italia è un’espressione geografica”, la definizione, di quasi duecento anni fa, del Metternich, forse ancor oggi è condivisibile. Parafrasando lo statista austriaco possiamo affermare che “la famiglia è un’espressione sociale”, se con la parola famiglia intendiamo quella “tradizionale”.

“Un progetto ambizioso teso a raccontare la famiglia italiana in 7 spettacoli teatrali”. La sintesi del notevole impegno si manifesta nel foglio di sala, che indica l’ardita strada intrapresa da Alberto Orofino. Una ricerca sociale, all’interno del teatro di ricerca che, caso raro in Italia, con coerenza XXI IN SCENA intraprende da diversi anni, raggiungendo una produzione di notevole livello anche nel registro della “spettacolarità” delle scene, che sono anche delle rappresentazioni veramente divertenti. La continuità della produzione viene rafforzata con questa prima assoluta, mediante uno spettacolo che entusiasma per la sua originalità.

Nel giorno domenicale la famiglia compie i suoi più sentiti riti. Marito, moglie, figlia, suocera (madre del marito) e cane intraprendono la “messa in scena” del giorno dedicato al riposo. Risveglio, colazione, preparativi, tragitti, messa, pranzo e oppiaceo riposo televisivo, si susseguono con ritmo incalzante, come se la sacralità del giorno spingesse gli umani al parossismo. La scena è muta, sorretta  da musiche brillanti che sottolineano le gag spesso esilaranti. Il silenzio degli attori forse sottende che la famiglia tradizionale non ha più nulla da dire. Concordiamo con le note di regia quando ci appellano: “Contano ancora i valori di una volta?” offrendo tra le righe una risposta in gran parte negativa.

L’impegno artistico si estende anche a quello recitativo, con gli attori che riempiono la scena grazie ad una splendida coralità, che fa intersecare i personaggi all’interno di tragitti, scontri, deviazioni, arretramenti, gesti tutti espressi al tempo di musica, musiche azzeccate che coinvolgono lo spettatore più di qualunque serissimo discorso sul futuro dell’umanità. Una commedia in senso stretto, una piece che fa tanto ridere anche grazie alla semplicità con cui gli artisti dissimulano uno sforzo enorme, in quanto sono tutti in scena in quasi ogni istante, con movimenti e atletiche pantomime che incalzano la narrazione, non lasciando neanche un attimo di tregua allo spettatore, che non fa a tempo a ridere per una gag, per ritrovarsi nella successiva. Per oltre 70 minuti.

Attori affiatati all’inverosimile: Francesco Bernava, pater familias sostanzialmente decaduto, spettatore imbelle; Egle Doria, mancato angelo del focolare, crocevia di tutte le tensioni familiari; Alice Ferlito, antagonista della nuora con una guerra non dichiarata (la vera “suocera” è solo la madre del marito); Alessandra Barbagallo incarna il mancato futuro della famiglia; Rita Salonia, l’amico a quattro zampe, una “coscienza” che offre l’unica visione coerente della disfatta.

Con i “Famili Day” la destra tentava di riempire le piazze a scopi elettorali, gli artisti di XXI IN SCENA impietosamente fanno presente che esistono “nuovi modelli familiari: single, sinlge con figli, convivenze, coppie sposate più volte….” con tutte le possibili variazioni sul tema.

La cosa più triste è che proprio chi fa finta di difendere la famiglia, specie quella tradizionale, favorisce l’annullamento delle retribuzioni ed il “valore” degli individui. Grazie allo sfrenato liberismo, per i giovani, non si prevede la possibilità di creare alcun tipo di famiglia, né la tradizionale, né qualcuna più aggiornata.

Tra qualche generazione diranno: c’era una volta la famiglia.

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