Alessandra FAGIOLI- “Otello”, l’ altra verità (Luigi Lo Cascio di scena al Quirino di Roma)

 

Il mestiere del critico


 

“OTELLO”, L’ALTRA VERITA’


Appunti su un recente spettacolo di Luigi Lo Cascio, di scena al Quirino di Roma

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Interrogarsi su Otello per cercare di capire come il Moro possa esser caduto nella perversa trappola di Iago fino a travisare totalmente la realtà, abbandonandosi a una furia cieca che lo ha spinto a uccidere e a uccidersi. Interrogarsi su Otello per cercare di capire come Iago possa aver provocato una catastrofe così sproporzionata al suo risentimento, tanto da trasformarsi in una creatura diabolica capace di realizzare il più atroce disegno.

Una delle tragedie più passionali di Shakespeare diventa così terreno di indagine intorno a agli abissi vertiginosi dell’animo umano, nell’intento di gettar luce proprio su quei passaggi cruciali in cui la frustrazione si trasforma in cattiveria, l’ingenuità in ferocia, il cinismo in crudeltà, con il risultato di provocare una sequenza di passioni che vanno ben aldilà della gelosia di Otello nei confronti di Desdemona o dell’invidia di Iago nei confronti di Cassio.

Concentrando l’attenzione solo su alcune scene essenziali e riducendo i personaggi a quattro – il condottiero, la moglie, l’alfiere e un soldato che fa da narratore e da coscienza critica alla storia – Luigi Lo Cascio mette in scena un Otello estremamente originale e inconsueto, a cominciare dal linguaggio, un fronteggiarsi di siciliano e di italiano scanditi da endecasillabi che richiamano il senso arcaico e ieratico della tragedia, dove si respira ad ogni passo l’atmosfera “sacrificale” che avvolge ognuno dei protagonisti, destinati a soccombere alla propria brama o all’altrui errore.

E la tragedia inizia proprio dalla fine, quando Iago viene portato in catene per essere punito, sollevando lui stesso il quesito sulla sproporzione tra il suo risentimento e il suo misfatto. Quasi a voler andare oltre le dinamiche di rivalità e competizione, dando al personaggio un’aura più enigmatica e complessa, impossibile da esaurire entro i parametri della rivalsa o della vendetta.

Di contro è la figura del soldato a voler scandagliare la più intima identità di Otello, riscattando la storia del suo generale attraverso una verità più radicale: ovvero la sua scelleratezza non è generata dal colore della pelle, come in tanta tradizione si è voluto intendere, ma piuttosto da una differenza di genere con la consorte in grado di tradurre persino una grande passione in odio.

Desdemona infatti non è raffigurata come una vittima innocente, timorata di tutto e incapace di difendersi, al contrario coltiva anche lei l’arte della guerra e si mostra non meno audace e impavida di Otello, sfidandolo anche sulla punta di lama e provocandolo nel suo amor proprio, tanto da scatenare una competizione di ruoli capace di minare a fondo la complicità della coppia.

Così Iago appare più misterioso che cattivo, Otello più vulnerabile che scellerato, Desdemona più guerrigliera che innocente. E il soldato non risulta solo un “cantore” ma anche un “giudicante”. Riducendo la tragedia alle sole scene di forza in cui i protagonisti confrontano le loro diverse nature si intende allora sconfessare i canoni più consueti e corroborare tesi assai più scomode, in cui è l’intraprendenza di Desdemona a provocare la fragilità di Otello, è l’instabilità di Iago a portare verso la catastrofe, è la fallacia dei rapporti a “deviare” le singole personalità.

Eppure questa versione dura, aspra, scarna e dialettale dell’Otello concede alla fine una variante lirica e metaforica. Si immagina infatti che Iago e Otello, come piombati in un’epica ariostesca, prendano l’ippogrifo e volino sulla luna per recuperare il fazzoletto di Desdemona e l’ampolla con le lacrime di Otello, ma poi non potendo portarle via perché il loro peso sarebbe insopportabile per l’ippogrifo infortunato, decidono di rimanere per ammirare le meraviglie del Creato. Un’elevazione dunque visionaria che ribalta la prospettiva e libera la tragedia dal suo involucro “terrestre”.

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“Otello” di Luigi Lo Cascio   liberamente ispirato all’Otello di William Shakespeare

Prod.Teatro Stabile di Catania   con Vincenzo Pirrotta, Luigi Lo Cascio, Valentina Cenni, Giovanni Calcagno    scenografia, costumi, animazioni: Nicola Console, Alice Mangano  musiche: Andrea Rocca  luci: Pasquale Mari   regia: Luigi Lo Cascio   Roma, Teatro Quirino

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