Daniela PREZIOSI*- A Sinistra. Una scossa per il cambiamento (intervista a Smeriglio, resp. organizzativo Sel)

 

A Sinistra*

 

 

SERVE UNA SCOSSA PER IL CAMBIAMENTO

Sel. Smeriglio: pronti a una leadership plurale, potremmo scioglierci- Primo ostacolo: la votazione per il Jobs Act

massimiliano_smeriglio-2“Dome­nica scorsa a Roma al semi­na­rio dell’associazione ’Pos­si­bile’ con Civati; venerdì a Milano un dibat­tito fra Ven­dola, Fas­sina e ancora Civati. I rap­porti fra Sel e un pezzo — ormai però biso­gna dire un pez­zetto — della mino­ranza Pd si infit­ti­scono” spiega Mas­si­mi­liano Sme­ri­glio, numero due della Regione Lazio e capo dell’organizzazione di Sel.

-Però la discus­sione sul jobs act, nel Pd, è chiusa. Gran parte delle mino­ranze lo votano sì.

Pur­troppo. Invece è evi­dente che la legge non per­mette atteg­gia­menti emen­da­tivi da sban­die­rare come vit­to­ria. Ma il vero punto è la qua­lità della fase che stiamo attra­ver­sando: da una parte la mon­tante marea verde-nera, dall’altra il par­tito della nazione. Non si può pen­sare al medio-lungo periodo, quando saremo tutti morti, com’è noto. Serve uno shock.

-Quale shock?

C’è biso­gno di una presa di respon­sa­bi­lità, di un ritorno ai fon­da­men­tali: per­ché le per­sone di sini­stra fanno poli­tica, per cam­biare, o per emen­dare Renzi? L’impianto che pro­pone Renzi, sia sul lavoro che sulla tenuta demo­cra­tica è irri­for­ma­bile. Sull’idea che il primo par­tito, fra il com­bi­nato dispo­sto di pre­mio di mag­gio­ranza e dop­pio turno, decida il governo, il capo dello stato, il pre­si­dente della Corte e inter­venga in maniera mas­sic­cia sul Csm, biso­gne­rebbe rispon­dere con più respon­sa­bi­lità e libertà.

-Renzi però vi offre lo sbar­ra­mento al 3%. Non è poca cosa.

Piut­to­sto direi che ci lan­cia un tozzo di pane, un osso. E poi forse nean­che lo farà. Ma noi non siamo nati per svol­gere un diritto di tri­buna, o rap­pre­sen­tare la sini­stra radi­cale 2.0, ma per svol­gere un modello alter­na­tivo di governo. Il par­tito della nazione invece è un blocco cen­trale, tec­no­cra­tico, popu­li­sta, si muove sul filo del son­dag­gio e non affronta i pro­blemi strut­tu­rali del paese. E allora noi siamo a dispo­si­zione. Faremo una con­fe­renza pro­gram­ma­tica, e spe­riamo che sia un momento di scio­gli­mento e ripartenza.

-Potre­ste scio­gliere Sel?

Anche. Sel dovrà avere molta pazienza nell’interlocuzione con i com­pa­gni del Pd. Ma loro devono avere corag­gio. Non chie­diamo oggi la nascita di un sog­getto, ma la costru­zione di un’area che difenda la demo­cra­zia, i beni comuni, il lavoro, il sala­rio, il reddito.

-Insi­sto: saranno in pochi a votare no al jobs act…

Non penso che alla quan­tità dei par­la­men­tari cor­ri­spon­dano pro­cessi reali in maniera mec­ca­nica. Però vedo che un’opposizione reale si è espressa nelle mobi­li­ta­zioni sin­da­cali e nello scio­pero sociale. Un gruppo diri­gente di sini­stra si deve porre il pro­blema di come rap­pre­sen­tare quello che si muove nel paese per non rele­garlo nell’oblio. E per non rega­larlo a forme regres­sive di rap­pre­sen­tanza. Renzi è un for­mat tele­vi­sivo gene­ra­li­sta, i popu­li­sti in cami­cia nera si ter­ri­to­ria­liz­zano, M5S si muove sulla rete. Una dia­let­tica poli­tica fra Renzi, Sal­vini e Grillo sarebbe il disa­stro per il paese. La rico­stru­zione della sini­stra non conta su quanti depu­tati, ma certo sulla respon­sa­bi­lità di alcune leadership.

-Intanto nel Pd c’è chi vor­rebbe esclu­dervi dalla giunta di Roma.

Non mi pare, ma se fosse così si andrebbe al voto.  Noi teniamo la barra sull’alternativa di governo in Cala­bria, Emi­lia Roma­gna, e in tutte le espe­rienze in corso a Milano, Roma, Cagliari, qui nel Lazio.

-Però invo­cate la scis­sione Pd.

Le scelte che faranno i nostri natu­rali com­pa­gni di per­corso, da Civati a Fas­sina a Cuperlo, saranno impor­tanti. Que­sta fine­stra, quest’opportunità di met­tere insieme una rap­pre­sen­tanza non durerà a lungo, si gioca nei pros­simi due o tre mesi. E l’azione che stiamo svi­lup­pando, anche con i com­pa­gni della lista Tsi­pras, è ripen­sare un campo che abbia que­sta ambi­zione. Quanto a noi di Sel, dalla con­fe­renza di pro­gramma alle ini­zia­tive in tutte le città siamo su que­sto punto. E non abbiamo biso­gno di riven­di­care pri­mo­ge­ni­ture. Se domat­tina Civati dice ‘metto a dispo­si­zione l’associazione Pos­si­bile’ che a noi piace anche per­ché somi­glia a ’Pode­mos’, siamo pronti: a costruire un campo e una lea­der­ship plu­rale. Anche per­ché dell’idea dell’uomo solo al comando non se ne può più.(*ilmanifesto)

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