Franco LA MAGNA- Torino Film Festival (21-29 ottobre). Emanuela Martini assume la direzione


Torino Film Festival



EMANUELA MARTINI ALLA GUIDA DELLA 32a EDIZIONE

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Dal 21 al 29 novembre- Succede all’eccellente gestione di Paolo Virzì

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Finita per sempre a Torino l’epoca dei registi-direttori? A quanto pare sembrerebbe di si (a meno che non si tratti di un anno di transizione) dal momento che Emanuela Martini, da sempre vera anima del Torino Film Festival (giunto ormai al traguardo della 32° edizione) ne assume ufficialmente la direzione, annunciandolo nella doppia conferenza stampa dell’11 novembre, a Roma nella mattinata e a Torino nel pomeriggio, dove non ha mancato di ricordare le peculiarità di tre precedenti direttori-registi: la cinefilia di Nanni Moretti, l’amore per l’indagine del passato di Gianni Amelio e “l’intelligenza pop” di Paolo Virzì. Il regista livornese (che con “Il capitale umano”, rappresenta l’Italia agli Oscar 2015) – oberato da altri impegni di lavoro – resta però nelle vesti di guest director e curatore della sezione “Diritti e Rovesci”. Appuntamento fisso per un numero sempre crescente – nel capoluogo piemontese (in controtendenza con il calo generale degli spettatori) – di appassionati di cinema (dagli irriducibili cinefili ai semplici curiosi), il Festival di Torino (21-29 novembre) ha da tempo consolidato nel panorama dei grandi Festival cinematografici, un’invidiabile posizione di primissimo piano, al pari d’altre prestigiose kermesse cinematografiche europee, raggiungendo perfino una non trascurabile risonanza  a livello mondiale, merito dell’impegno crescente d’una agguerrita ed efficientissima organizzazione.

Probabilmente nessuno degli “aficionados” di questo Festival anti-glamour (che ogni anno aggiunge new entry tra il pubblico e la stampa specializzata, cartacea e on-line) andrà deluso dalla programmazione, come sempre caratterizzata da una forte identità cinefila, che tuttavia non trascura anche grandi film o veri e propri blockbusters, già in fragranza di Oscar, come “The Theory of Everything” di James Marsh e che nella sezione da sempre più seguita, quella del concorso – selezione ragionata di opere prime e seconde – non omette nomi da tempo iscritti nell’empireo del cinema contemporaneo, come quello del newyorkese Woody Allen di “Magic in the Moonlight” (nuova “favola” del quasi ottantenne regista, in uscita in Italia il 4 dicembre) o del filippino Lav Diaz presente con “Storm Children, Book 1”, vincitore del “Pardo d’oro” di Locarno. Molte, more solito, le proposte internazionali (solo per citarne alcune): “La teoria del tutto” di James Marsh sul fisico Stephen Hawking, “Gemma Bovery” di Anne Fontaine con Gemma Arterton scelto come film d’apertura, mentre “Wild” del canadese Jean-Marc Vallée con Reese Witherspoon lo chiuderà. Il primo, interpretato da Fabrice Luchini e da Gemma Arterton,  è ispirato all’omonima graphic novel del 1999 di Posy Simmonds, autrice di “Tamara Drewe”, da cui Stephen Frears ha tratto un film nel 2010, adattato per lo schermo dal critico e sceneggiatore Pascal Bonitzer e dalla regista Anne Fontaine (presente alla cerimonia di apertura del Festival, il 21 novembre al Lingotto), nota autrice di commedie inconsuete cariche di sfumature noir o drammatiche (“Dry Cleaning”, “La fille de Monaco”, “Il mio migliore incubo!”, “Two Mothers” e il biopic “Coco avant Chanel”).  “Wild”, prodotto e interpretato da  Reese Witherspoon  e sceneggiato da Nick Hornby, si basa invece sull’autobiografia di Cheryl Strayed, una giovane donna che decide di abbandonare definitivamente la propria vita passata, fatta di droghe e amori sbagliati, per avventurarsi lungo il Pacific Crest Trail, il sentiero che va dal confine con il Messico a quello con il Canada.  Il film uscirà nelle sale italiane il 19 febbraio 2015, distribuito da 20th Century Fox. Ma ancora non mancheranno scelte sperimentali, underground e l’eterno fascino dei classici (ovviamente restaurati) come l’immortale “Via col vento” e (per chi ama l’horror, in una città dove questo genere gode di particolari fortune) “Profondo rosso”.

E passiamo ai numeri, sempre copiosi e spesso in grado di frastornare, per la ricchezza dell’offerta, anche gli spettatori più accaniti. Scelti tra i 4000 visti (!): 197 film tra lunghi e corti, 65 lunghi, 45 anteprime mondiali, 23 anteprime internazionali, 3 anteprime europee, 70 anteprime italiane. Due i film italiani in concorso, tra i quindici selezionati (giuria presieduta da Ferzan Ozpetek) “…tra opere prime, seconde e una terza, con giovani autori che guardano a se stessi, agli adolescenti, ma anche alle storie di sentimenti e al cinema di genere”: “Frastuono” di Davide Maldi, Lorenzo Maffucci e Nicola Ruganti e “N-Capace” di Eleonora Danco, preferiti – tra opere provenienti da tutto il mondo – attraverso la faticosa e non facile ricerca di esordi o opere seconde artisticamente e culturalmente valide. In deroga alla regola, unica eccezione (ma si tratta dell’eccezione che la regola conferma) il film “The Duke of Burgundy”, opera terza di Peter Strickland, acclarato autore di genere. Massiccia la presenza  femminile (sezione “Dirittii e Rovesci”)  raccolta sul tema scottante a attualissimo dell’assenza di lavoro, dramma infinito dell’Italia contemporanea: Antonietta De Lillo presenta “Let’s Go”, Susanna Nichiarelli “Per tutta la vita”, Wilma Labate “Qualcosa di noi”, Costanza Quatriglio “Triangle” ed Erika Rossi, Giuseppe Tedeschi e Marco Cavallo “Il viaggio”. Altri appuntamenti spalmati nella kermesse torinese  saranno il documentario sulla “Val di Susa Qui” di Daniele Gaglianone, quello con Michele Placido ( trasposizione cinematografica della piéce teatrale di Filippo Gili,“Prima di andar via”), quello con Gian Piero Palombini & Federico Schiavi autori del documentario sulla nascita di “Togliattigrad” e ancora “Senza Lucio” omaggio al compianto Dalla di Mario Sesti

Il genere sembra essere protagonista della sezione “Festa Mobile”, un grande off competition che allestisce una selezione dei film già proiettati nel mondo intero, tra cui “Diplomacy” di Sclondorff, “A Second Chance” di Susanne Bier, “The Disappearance of Eleanor Rigby”, “Her e Him”, “The Drop”, ultimo film con James Gandolfini, “Infinity Polar Bear” con Mark Ruffalo e “Ogni maledetto Natale”, sorta di film “contro natalizio” del trio Ciarrapico Torre e Vendruscolo. In “Afterhours”, sezione dedicata al genere privo di contaminazioni, saranno presentati “L‘enlèvement de Michel Houellebecq” diretto da Guillaume Nicloux, “In guerra” di Davide Sibaldi, “Tokyo Tribe” horror del giapponese Sion Sono. Due le personali consacrate a Giulio Questi e Jim Mickle. Gran Premio Torino all’eccentrico e straordinario autore britannico Julien Temple di cui verrà proiettato “Sex pistol-Oscenità e furore”, sulla rabbiosa e trasgressiva band nota nel mondo intero. Nel pomeriggio del 24 novembre sarà presentata l’edizione home video di “Belluscone” di Franco Maresco (chissà se verrà o continuerà a latitare?), già visto alla veneziana Orizzonti, con proiezione di alcune scene degli extra accompagnate dal commento di Marco Travaglio Piatto ghiottissimo la retrospettiva sulla New Hollywood (che conferma la vocazione del Festival alle grandi retrospettive), seconda parte della New Hollywood “Suicide is Painless: il nuovo cinema americano 1967-1976”, la sezione TFF Doc riservata ai documentari, la rassegna sperimentale “Onde”, i cortometraggi (e molto altro), attraverso cui costruire un proprio personale percorso.

Tra i “necessari” sponsor continua il sodalizio tra Maserati e il mondo del cinema. La casa del Tridente come lo scorso anno è nuovamente sponsor principale del Torino Film Festival, con le potenti vetture che percorreranno le strade della città per accompagnare gli ospiti più prestigiosi. Maserati rinsalda così il rapporto storico con il mondo del cinema, dopo avere debuttato come main sponsor alla 70° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia del 2013 e al Taormina Film Festival del 2014. Luoghi del Festival: “Cinema Classico”, multisala “Massimo” e il mutiplex “Reposi”. Budget calato di circa 200 mila euro e attestatosi a poco più di 2 milioni. Ma questa ulteriore decurtazione, per quanto dolorosa, non sembra aver troppo danneggiato le scelte di quello che è ormai considerato il festival più “cinefilo” d’Italia

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