Francesco NICOLOSI FAZIO- In nome di Pasolini (“Io so…” di Carbone e Costa. Teatro del Canovaccio, Catania)

 


Lo spettatore accorto

 

 

NEL NOME DI PASOLINI

“Pier Paolo Pasolini: Io so! (…che siamo tutti in pericolo)”

Ideazione e regia: Giuseppe Carbone e Nicola Costa.”Io so…”    Con: Giuseppe Carbone, Nicola Costa, Gabriele La Spada Caminito, Eleonora Lipuma, Edoardo Monteforte, Alice Sgroi, Viviana Toscano. Assistenti alla regia, fonica e luci: Chiara Lutri e Rita Seminara.

Al Teatro del Canovaccio – Catania.

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Alto profilo. Si apre il sipario citando Brecht e leggendo,  dopo aver scritto sulla parete del grigio muro, proprio l’essenza del teatro d’avanguardia, l’impossibilità e la volontà del nuovo, concetto ripreso da “Manifesto per un nuovo teatro”. Una premessa coerente per introdurre un proprio modo di fare teatro, nel ricordare Pierpaolo Pasolini.

Dalla sua enorme produzione letteraria viene difficile prendere quello che potrebbe definirsi “essenziale”, ed utile, a definire la figura del grande uomo di cultura. Nella scelta, dichiarata dagli autori, di non fare teatro “politico”, si dà comunque un riferimento alla realtà contemporanea, mediante la dedica finale dello spettacolo a Stefano Cucchi, vittima, come Pasolini, della violenza del potere.

Ecco che la scelta si concentra su qualche traccia dell’articolo famoso sul “Corriere della Sera”, forse motivo della sua morte, che dà il titolo allo spettacolo e da brani di “Scritti corsari”,  “Pilade”, “Porcile” e “Calderon”. Per rappresentare “…temi caldi quali: il potere, il consumismo, l’amore per la cultura… la verità ideologica e filosofica di uno scomodo pensatore” (dalla nota di regia).

Lo spettacolo si scompone e ricompone evitando la funzione didattica e avvicinando il pubblico ad un pensiero che, dopo quaranta anni, è tremendamente attuale, in quanto l’artista era un vero e proprio profeta, morto sostanzialmente martirizzato, in questi giorni di novembre.

Una forte tensione prende tutti gli attori, compresi gli esordienti, per raggiungere una piena espressività che ricorda l’ultimo Pasolini cinematografico, rimarcando l’oscenità del potere. Il potere che è la sintesi emblematica di una società consumistica che oggi è alla deriva.

Nonostante le premesse ed il tentativo “non politico” della rappresentazione, non si può prescindere da un riferimento, almeno sociale, alla realtà che sta fuori dal palcoscenico. Crediamo fermamente che solo il nome di Pierpaolo Pasolini, sia di per sé stesso un manifesto di un attualissimo discorso politico, che emerge tra le splendide righe del suo pensiero. Un “chiaror tra le righe” che ci illumina e ci può salvare dallo sfacelo morale di questo tristissimo millennio.

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