Sauro BORELLI- La guerra tra uomini e primati (note su “Apes Revolution”)
Il mestiere del critico
LA GUERRA TRA UOMINI E PRIMATI
“Apes Revolution” – “Il pianeta delle scimmie” di Matt Reeves
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Sembrerebbe davvero un’idea parossistica immaginare una guerra tra i nostri arcaici progenitori, i primati individuati a suo tempo da Darwin, e i contemporanei rappresentanti di un’umanità tecnologicamente aggiornata, seppure in posizione del tutto svantaggiata a causa di un micidiale virus che ne ha falcidiata l’esistenza (salvo pochi indomiti superstiti). Eppure, è proprio questo l’ordito tematico cui si è rifatto il regista Matt Reeves per congegnare – grazie ad un’intricata ma efficace tecnica di ripresa, la performance capture – il suo più recente manufatto (è già in cantiere un sequel) dal titolo tutto esplicito: Apes Revolution – Il pianeta delle scimmie.
A proposito dello stesso titolo, va ricordato che dieci anni fa approdò allo schermo il film di Rupert Wyatt L’alba del pianeta delle scimmie, sorta di proto-storia del più noto Il pianeta delle scimmie di Franklin Schaffner (1968), a sua volta ispirato dall’omonimo libro dello scrittore francese Pierre Boulle. Come si può constatare, dunque, una piccola e densa epopea incentrata, da un lato, su manifeste accensioni fantascientifiche e, dall’altro, da metafore, illuminazioni divaganti tra pacifismo, opzioni antirazziste e avveniristici moniti per una più alta, più piena civiltà umana.
A precisare poi l’intento di fondo di questo nuovo Apes Revolution soccorre quanto detto a chiare lettere da uno dei produttori dello stesso film, Dylan Clark, quando sottolinea che esso è un’idea a sé stante, un blockbuster con un obiettivo assolutamente mirato. Dunque, una vicenda sorretta da una morale, da un proposito narrativo ben definito e compiuto. E, spiega ancora, lo stesso Clark: “E’ la storia di due famiglie, quella umana e quella delle scimmie: la questione centrale è come convivere. Una grande ispirazione per il film è venuta dal libro Il mondo senza di noi di Alan Weisman. E’ giusto che riflettiamo su che cosa sarebbe il mondo se scomparissero gli esseri umani e sul ruolo che abbiamo avuto come specie fino al giorno d’oggi”.
E’ vero, peraltro, che il film di Matt Reeves non s’impegna direttamente su tale basilare questione, per privilegiare, in buona sostanza, una precipitosa, irruenta spettacolarità, senza disattendere però una sua chiara presa di posizione sulle ragioni e sulle sragioni della pur esasperata contesa tra uomini e scimmie. In estrema sintesi, Cesare, un primate a suo tempo “educato” da uno psicologo progressista nel contesto disgraziato di un’epidemia mondiale (determinata da un virus inesorabile), torna allo stato di natura, tra i boschi nei pressi di San Francisco, diventando ben presto l’autorevole capo della sua numerosa stirpe, osteggiato soltanto da un irriducibile rivale, deciso a rifarsi cruentemente degli infiniti oltraggi subiti in schiavitù da parte degli uomini.
Nel frattempo, un gruppo superstite da umani capeggiato da un architetto di vedute avanzate, progetta di superare il radicale contrasto col mondo dei primati (organizzato e gestito con matura esperienza da Cesare & Compagni), prendendo pacifico contatto con i loro contendenti allo scopo di rimettere in funzione una grande centrale elettrica, indispensabile per riattivare i servizi vitali della città umana. Tra tentativi incalzanti e puntuali intoppi, l’architetto coraggioso e lo sparuto gruppo di suoi compagni riescono perlomeno a stabilire un rapporto incruento con Cesare e tutti i suoi (sempre escluso il suo rivale, alla lunga causa prima del riesplodere rovinoso della lotta tra primati e umani).
Ci sono, in questo lasso di tempo,vicende fragorose, episodi di lotta, come anche toccanti esempi di superstite solidarietà: la nascita di un piccolo scimpanzé, il soccorso determinante al ferito Cesare, anche se in definitiva l’esito di simile confronto-scontro si riassume, desolatamente, nella constatazione del saggio Cesare che, all’attesa allarmata della comunità umana, risponde sconsolato: “La guerra è già cominciata”.
Film, come si diceva, improntato da una spettacolarità disinibita e trascinante, Apes Revolution si consolida con tutti i suoi elementi tecnologicamente all’avanguardia, come un apologo certo pregevole di civile dignità.