Francesco NICOLOSI FAZIO- A sua somiglianza (terrorismo e violenza sull’uomo)
A che punto è la notte
A SUA SOMIGLIANZA
La violenza del terrorismo come violenza globale sull’uomo
****
In “Katia”, un romantico film con Romy Schmeider e Curd Jurgens, il primo ministro organizza gli “anarchici” per un ben riuscito attentato al suo Zar. All’epoca il potere usava il terrore. A quei tempi i terroristi finanziati erano quelli “buoni”, gli altri no . Pure lo Scià di Persia finanziava i Curdi iracheni e fucilava e/o impiccava quelli iraniani, in quanto terroristi; qualche riferimento si trova nello stupendo film “Yol”. Quello che accade oggi è sempre imprevisto ed imprevedibile; nonostante i grandi mezzi tecnologici, tutti sembrano essere presi alla sprovvista, soprattutto noi che non disponiamo di satelliti. Ai posteri l’ardua sentenza. Possiamo soltanto cogliere, nei tremendi fatti, l’occasione per un più ampio argomentare, alla ricerca del segno dei tempi.
La terribile decapitazione del giornalista americano “free lance” (come Maria Grazia Cutuli, perchè gli “enbedded” sono più tutelati) ci sconvolge anche per il disgustante contrasto tra chi invoca il suo Dio ed invece infierisce su un uomo inerme, disarmato e non belligerante. Inoltre ci indigna l’assoluta determinatezza a violare la sacralità del corpo umano, da parte di un credente mussulmano che è pure cittadino europeo, una violazione che non ha riferimento in nessuna religione. Difatti nella nostra madre lingua latina “religione” intende proprio “cosa sacra”.
Ma in questi giorni, senza alcun fine terroristico, si moltiplicano i delitti efferati, eseguiti con enormi coltelli, anche nella cattolica Italia, nazione che sta combattendo solo una guerra economica. Anche in questi delitti emerge l’assoluto dispregio del corpo umano, in maggioranza corpi di donne. Se questi uomini, solo per un istante, considerassero il miracolo che sono la nostra vita ed il nostro corpo, i violenti non potrebbero neanche pensare ad un ceffone. Chi poi ha la fortuna della fede si ricorderebbe che siamo fatti “A sua immagine”.
In queste serate estive (e non) il palinsesto generalista è intasato da tantissimi telefilm con indagini su delitti, produzioni anglosassoni. In orari dove è vietato mostrare una donna in vesti succinte, si moltiplicano invece le visioni macabre e sanguinolente, con dovizia di particolari dalla morgue. Scene di delitti e vivisezioni, a volte soltanto abilmente sottintese, ma spesso con tremendi flash-back di pochi istanti, che penetrano cornea, retina e cervello.
Non c’è dubbio che queste immagini fanno il paio esatto con tutte le pubblicità dove il copro (femminile) è considerato poco più di una merce (da Arcore: “Le belle donne costano”). In tali pubblicità non sappiamo quali messaggi subliminali sono nascosti, ma di certo, se ci sono, questi messaggi esaltano la voglia di possesso di oggetti, o di corpi come oggetti. Corpi che nei telefilm sono sempre più “oggetto” di indagini. Letteralmente.
Con ogni probabilità riusciremo a sconfiggere la violenza del terrorismo, sul campo, per via delle armi; dipenderà quale terrorismo dovremo sconfiggere, con quali armi e con quali alleati. Ma la violenza del messaggio televisivo mondiale, che è altrettanto pericolosa e a noi più vicina, sarà più dura da sconfiggere, perché la violenza del mezzo televisivo ci trasforma certamente in macchine d’acquisto, ma ci trasforma pure in macchine d’odio. Isolando sempre più gli individui impauriti, in una società tanto violenta, quanto sospettosa. Annullando qualunque ipotesi di solidarietà. Individui soli che non riescono neanche a concepire una “somiglianza” nel prossimo che ci sta accanto.
Per questo sempre più isolati e più deboli. Alla mercè.