Claudio SARDO- L’Unità cessa le pubblicazioni (ma continuerà a vivere)

 

Editoria*

 

 

 

L’UNITA’ CESSA LE PUBBLICAZIONI

 

Logo di l'Unità

Ma continuerà a vivere- Progetti di resistenza

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L’Unità non può morire. L’Unità vivrà. Avrà una nuova primavera. Continuerà a raccontare il Paese che cambia, le storie di chi si batte per una società più giusta, le innovazioni necessarie a una sinistra che sia all’altezza dei tempi. Continuerà a fare informazione, a dare spazio al pensiero critico in un tempo di grande omologazione, e dunque a produrre cultura. La democrazia e il giornalismo italiani non possono fare a meno de l’Unità.

Oggi è un giorno triste. Una ferita è stata inferta a tutti noi. La sospensione delle pubblicazioni è una notizia insopportabile. Dobbiamo fare in modo che lo stop sia il più breve possibile. È un impegno con noi stessi, con i lettori, con chi ha ne l’Unità una parte di cuore e con chi crede nel pluralismo anche se tante volte non ha condiviso i contenuti del nostro giornale. Soprattutto devono impegnarsi coloro che hanno le maggiori responsabilità sul destino di questa impresa editoriale. L’Unità è un’azienda, certo, deve stare sul mercato, ovviamente, ma è anche qualcosa di più.

È un patrimonio che non si può privatizzare, è un bene comune per tanti cittadini e come tale va rispettato, curato, valorizzato.
Non è vero che l’Unità non ha lettori sufficienti per garantirsi una presenza come quotidiano nazionale. Lo spazio c’è, pur nella contrazione del mercato della carta stampata. Lo spazio c’è, anche se il mercato non è paritario, anche se favorisce i grandi, anche se penalizza gravemente i giornali di idee sul piano della pubblicità (quanti furiosi pregiudizi in questa campagna contro il fondo dell’editoria, mentre invece servirebbe un’equa e trasparente legge per aiutare l’intero sistema ad ammodernarsi e ridurre le posizioni dominanti). Naturalmente, sul piano del prodotto bisogna fare sempre di più e di meglio.

Mettere in campo nuove idee. Sperimentarle coraggio nell’integrazione tra carta e web. Ma in questo momento la priorità è che si delinei un nuovo progetto, che il testimone della vecchia società passi a una nuova impresa, che si creino le condizioni per ripartire. I giornalisti de l’Unità hanno già dimostrato la loro passione e la loro professionalità continuando a lavorare in questi mesi senza ricevere lo stipendio e senza avere certezze sul loro futuro. È una comunità straordinaria: fare il direttore per un tratto della sua storia è stato per me un grande onore e un’esperienza umana ricchissima. Le lacrime che ho visto ieri sul volto di colleghi di grande valore sono immagini che non dimenticherò.
Ma l’Unità vivrà perché i suoi novant’anni di storia non sono nostalgia. Perché la sinistra non è il passato. Perché il giornalismo non è solo la descrizione di un presente senza futuro.

l’Unità ha molte cose da dire nel tempo nuovo. L’Italia vive una crisi profonda, il governo Renzi ha suscitato speranze, le diseguaglianze sociali interrogano la sinistra e la spingono a cambiare. Bisogna liberarci dalla cappa del pensiero unico. Bisogna separare il populismo distruttivo dalle giuste domande di tanti nostri concittadini spaventati e spinti sempre più verso la solitudine e l’individualismo. Per questo ci vuole un giornale di sinistra che accetti la sfida dell’innovazione, che si ponga il traguardo di un riscatto del Paese, che sappia dare voce alle passioni civili che nella società ci sono e talvolta neppure vengono conosciute.

Il Pd deve fare la sua parte. l’Unità non può tornare a essere un giornale di partito come lo è stato per lungo tempo nella sua storia. Oggi l’autonomia di un giornale è una condizione vitale. Ma il mercato de l’Unità è quello dove vivono i democratici, la sinistra nella sua pluralità, i sindacati, le forze sociali della solidarietà. Il Pd ha una responsabilità. E deve essere un serio impegno favorire la nascita di un progetto per l’Unità. (*unità.it)

e alla terza, totalmente bianche e prive ti articoli.

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