Francesco NICOLOSI FAZIO- Mimmo, il Siciliano (“Malarazza” al Cortile Platamone. Stabile di Catania)


 

Teatro    Il mestiere del critico


 

MIMMO IL SICILIANO

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“Malarazza”. Spettacolo musicale con Mario Incudine, Pippo Caballà e Tony Carbone.   Al Cortile Platamone, Palazzo della Cultura.    Teatro Stabile di Catania

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Il primo Domenico Modugno componeva in dialetto pugliese-salentino che rassomiglia straordinariamente al Siciliano, particolarmente per le TR, con pronuncia anglosassone. Per Mimmo fu quasi un obbligo sfondare nel mondo della musica e del cinema passando per isolano. Del resto i ritmi del Salento sono molto vicini a quelli siciliani; la celeberrima “Taranta” divenne famosa nel mondo come “Tarant-ella siciliana” di cui una splendida versione di Gioacchino Rossini. Analogo ritmo si coglie nel settecentesco pezzo per chitarra definito appunto “Siciliana”, cavallo di battaglia di Andres Segovia. Fino a qualche decennio fa in tutta la Sicilia i cultori di chitarra e mandolino portavano direttamente la memoria della grande musicalità della nostra isola. Recentemente si è acclarata pure  la rilevante paternità siciliana anche sulla musica jazz.

Il trio di artisti ha preso spunto da queste concidenze/conseguenze, tra musica di Modugno e sicilianità, per organizzare uno splendido spettacolo, incentrato su tutte  le canzoni dialettali di Mimmo, giungendo cronologicamente sino alla porta del suo successo internazionale con “Nel blu dipinto di blu”.

Lo spettacolo parte con una canzone rara, tra le primissime di Modugno: “La vendemmia giorno e notte”, nella quale si profila già il tragitto artistico di Mimmo, partendo dalla musicalità della sua terra, mostrando subito il senso del ritmo,  la padronanza della coinvolgente melodia e l’originalità dei testi.

La capacità artistica di Incudine & c. è stata quella di rielaborare gli arrangiamenti personalizzando ogni canzone, evitando la pedissequa ripetizione di brani che avrebbero forse soltanto intrigato i meno giovani. Certo che i cinquantenni avranno ripercorso le sonorità della loro prima infanzia, quando, negli anni ’50/60, Modugno riempiva le assolate estati e le notti stellate con le sue poesie in musica.

Ma ecco che lo spettacolo ricolora le note, già splendide, di brani travolgenti come: “La donna Riccia”, “La sveglietta” oppure struggenti come “U pisci spada” e “Notti chiara”, rinnovando ed attualizzando le melodie. In particolare Incudine, su questo interpellato, ci confermava la voluta ricerca di taglio etnico degli arrangiamenti: dal balcanico al caraibico, dal giamaicano al brasileiro, passando per  Africa e Medio Oriente; implementando la internazionalità della musica, di Modugno e siciliana.

Garbato pure il dichiarato falso storico di tradurre in siciliano “L’uomo in frac”, ricordando che Modugno fu ispirato proprio da un fatto di cronaca, che riguardava, guarda caso, il suicidio, nel fiume e per amore, di un nobile siciliano. In fondo anche De Andrè fu colpito dal suicidio del siciliano Michele (Michè). Forse la stagione estiva ci spinge, anche in questo articolo, a parlare tanto della nostra terra, ma è solo per  amore.

E  l’amore muoveva, come per il sommo Dante, tutto l’universo di Mimmo. Un amore per la vita e per le donne, un amore per la natura e gli animali, questi spesso oggetto/soggetto delle splendide canzoni dialettali, con una profondità che partiva da Esopo, per continuare, ancor viva, nella cultura contadina del secolo scorso. Ci piace pensare che i grandi artisti, come Modugno, sentano la magia degli animali, ricercando in essi, come facevano i nostri antichi progenitori, la presenza divina.

Giunge a Catania, dopo un anno in giro per l’Italia, uno spettacolo originale e coinvolgente, grazie al Teatro Stabile ed all’Assessorato alla Cultura catanese, che ha attrezzato lo splendido cortile Platamone, che, grazie alle luci/ombre di scena, mostrava un non so che di gotico nel gradevole loggiato rinascimentale, divenuto multicolore.

Sotto le stelle, nella poesia della musica.

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