A. Com* – In memoria di Claudio G.Fava
Dorme sulla collina*
CLAUDIO G. FAVA
Giornalista e critico conematografico
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Ci lascia, dopo breve malattia, Claudio G. Fava, 83 anni, giornalista raffinato e critico cinematografico di straordinaria esperienza, ironia, doti organizzative e di intrattenitore
Aveva lavorato a lungo in Rai organizzando tra l’altro, con il programma «Cinema di notte» cicli di opere di registi, sceneggiatori, attori. Ha scritto monografie su grandi attori del cinema italiano tra cui Sordi, Fellini e Tognazzi.
Condusse due rubriche sulla settima arte: “Dolly” e “Set”. Il governo francese lo nominò “Officier des Arts et des Lettres” in quanto grande esperto dell’opera del cineasta transalpino Jean-Pierre Melville e per l’attività svolta a favore della diffusione del cinema francese alla televisione italiana.
Con lui il boom di soap e serie tv. Le soap popolari in Italia grazie a lui. In Rai del 1970, lavorò per la Rete Uno e fu capostruttura della Rete Due. Sua la scelta per questo canale di molti telefilm e fiction di grande successo tra cui “Beautiful” “Capitol” “Quando si ama” “ Hunter”, “Miami Vice”, “L’ispettore Koster”, “La clinica della Foresta Nera”, “Navarro”.
Negli ultimi mesi ha tenuto sul giornale la rubrica “Visto col monocolo” in cui ogni domenica metteva a fuoco col suo immutato senso critico vari aspetti di vita nazionale e locale.
Il cordoglio nel mondo della tv e del cinema. «Eravamo molto amici e lo stimavo molto. Era un grande critico e un grande uomo. Mi mancherà». È il commento rilasciato dal direttore del Tg2 Marcello Masi, «molto dispiaciuto» per la morte del giornalista.
«Con Claudio G. Fava scompare un cervello raffinato, un pozzo di conoscenza, un uomo dotto e spiritoso». È stato il primo messaggio di cordoglio scritto in un tweet dall’attore Alessandro Gassmann. «Un onore averti conosciuto, buon viaggio».
Un personaggio poliedrico. Claudio G. Fava è stato Presidente o membro di diverse Giurie di cinema e di televisione, in Italia e all’estero. È stato anche attore : al cinema con Maurizio Nichetti («Ladri di saponette»), in Tv con Ombretta Colli («Una donna tutta sbagliata», dove ha dovuto doppiarsi per poche battute fra l’ansia palese di Oreste Lionello, direttore del doppiaggio); in teatro con gli Sbragia padre e figlio, su un testo di Guido Fink dedicato a Orson Welles.
Una volta andato in pensione nel 1994, (sempre con la qualifica di caporedattore) da capostruttura Rai ha successivamente partecipato come autore – presentatore o, nell’ultimo caso, solo come ospite, a sei programmi televisivi per Raitre di Gloria De Antoni e Oreste De Fornari («Perdenti», «Infedeli», «La principessa sul pisello», «Pacem in terris», per due edizioni, «La fonte meravigliosa»), e su Tmc alla striscia preserale quotidiana «Forte Fortissima!» di Cristina Crocetti con Rita Forte.
Nel 1994 ricevette l’incarico di insegnamento di «Teoria e tecnica della comunicazione radiotelevisiva’’, sino ad estinzione del corso stesso, per il Diploma Universitario di Giornalismo allestito a Genova dalla Facoltà di Scienze Politiche e da quella del Magistero.
È stato responsabile delle iniziative cinematografiche del Comune di Finale Ligure e, da ormai sette anni, direttore artistico di «Voci nell’ombra», il primo Festival italiano dedicato interamente al doppiaggio cinematografico e televisivo, ideato e organizzato da Bruno Astori. Proprio per questo Finale lo ha nominato cittadino onorario. Negli ultimi dieci anni ha partecipato alla rubrica «Vertigo on line» in onda su «Raisat Cinema». (ansa\la stampa)
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Così lo ricorda Alessandra Comazzi, giornalista de “La Stampa”
Ve lo ricordate Claudio G. Fava, con la faccia facciosa, gli occhiali e il vago birignao genovese? I più giovani non lo ricorderanno, e allora lo racconto io. E’ un signore nato a Genova nel 1929, critico cinematografico, conduttore televisivo (“Perdenti”, “Le principesse sul pisello”, con Gloria De Antoni e Oreste De Fornari) e dirigente Rai. Dove arriva nel 1970, in piena era Bernabei, professionalità e controllo, proprio per occuparsi di film.
Poi toccherà alla fiction, quando, sono gli Anni Ottanta, terminato il monopolio, la Rai ha bisogno di acquistare nuovi prodotti dall’estero, soprattutto dagli Stati Uniti. E allora ecco Fava che scopre, lancia, e trasmette “Hill Street giorno e notte”, “L’ispettore Derrick“, “Miami Vice”, “Hunter”. E poi i serial: “Capitol”, “Quando si ama” e, ultimo ma non ultimo, “Beautiful”, ancora regolarmente in onda su Canale 5 con buon successo.
Ascoltare Fava significa compiere un’immersione totale in quei tempi, di cui ricorda tutto. Immaginatelo con un tono vagamente snob, che racconta, mentre stiamo mangiando le trenette al pesto, dei giorni in cui «avevo organizzato un ciclo dedicato a Hitchock. Quando tocca a Notorius, mi accorgo che era stata tagliata la scena del bacio tra Cary Grant e Ingrid Bergman. Dopo che i giornali avevano annunciato in pompa magna che per la prima volta i telespettatori italiani avrebbero potuto assistere ad una scena tanto ardita. Un funzionario zelante aveva pensato bene di evitare grane, tagliando il bacio, zàc. I due si accostavano e poi bruscamente si allontanavano».
D’altronde, l’altrettanto genovese Sandro Casazza, che prima di essere presidente del Museo del Cinema e tante altre cose, era stato mio capo agli Spettacoli, mi raccontava questo: nei cinema liguri di quell’epoca, lui ragazzo, quando due stavano per baciarsi, dalla galleria si alzava il commento: «Sucidi!». E tutto si teneva, dunque, con il sofisticato dirigente Fava. Il quale ricorda ancora: «La televisione del monopolio aveva un’importanza mostruosa, chi lavorava alla Rai si sentiva investito di grande responsabilità». (lastampa.it)