Fr. Ni. Fa. – Decadenti decaduti (“Gabriele D’Annunzio…”di G.B. Bruno.Stabile di Catania)


 

 

Teatro     La sera della prima

 

 

DECADENTI DECADUTI

 

Gabriele D’annunzio – Tra amori e battaglie. Liberamente tratto da “L’amante guerriero” di Giordano Bruno Guerri  Regia: Francesco Sala  Con: Edoardo Sylos Labini, Giorgia Sinicorni, Alice Viglioglia Viola Pornaro, Silvia Siravo; DJ Antonello Aprea. Produzione: Fenice srl – Al Teatro Stabile di Catania, Teatro Verga.

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Per decenni la cultura nazionale ha rimosso Gabriele D’Annunzio. Chi ne parlava seriamente era quasi oggetto di scherno e derisione. Tutto ciò dopo la caduta del fascismo di cui il “vate” ne fu nume tutelare. Ben diversa sostanza avevano le contemporanee critiche aperte e coraggiose dei nostri Pirandello e Brancati, di cui del primo resta il lapidario giudizio di “Scrittore di parole” e del secondo alcuni racconti brevi dove veniva colpito ed affondato tutto il mito “dannunziano”. Dopo la caduta del muro di Berlino, lo spostamento a destra della società europea, ha cambiato prospettiva a tutta una cultura di destra, che quasi neanche esisteva più.

 

Da qualche anno Edoardo Sylos Labini ha intrapreso una originale forma di spettacolo: il “Disco Teatro”. Uno spettacolo teatrale che mette al centro della scena il DJ Antonello Aprea, fornendo una robusta “colonna sonora” che ricorda molto quella cinematografica, con l’”aggravante” dell’intervento coordinato in diretta. Se poi si aggiunge che le storie rappresentate sono biografie di grandi uomini italiani, ecco che la musica riesce a fornire ulteriori sfaccettature delle personalità rappresentate (www.rgproduzioni.com),

 

Con D’Annunzio si prova l’imbarazzo della scelta. Una vita volutamente romanzesca che sin dai suoi esordi letterari usa i mass media come una star del XXI secolo. Lo spettacolo ricorda infatti che, a soli 17 anni, finse, e fece annunciare in un giornale, la sua morte, il giorno prima della pubblicazione del suo primo libro. Forse per trovare qualcosa di analogo, nel secolo scorso, bisogna citare Andy Warhol, che assegnava ad ogni essere umano almeno 10 minuti di celebrità. Per D’Annunzio il tempo a lui concesso è stato di gran lunga superiore.

 

Lo spettacolo si articola in special modo sugli aspetti meno guerreschi del “vate”, analizzando i suoi amori più noti. A volerli rappresentare tutti sarebbero stati necessari un ventina  di atti. La cosa più divertente è che il Gabriele si prendeva proprio sul serio, costringendo tutte le donne, che (beato lui!) cadevano ai suoi piedi, ad interpretare un ruolo, sempre ancillare, che cominciava dal nome “di battaglia”, imposto dall’artista. Nonostante sia trascorso circa un secolo, e qualcosa è cambiato nel mondo, quello che prende a tutti i maschi che considerano la vita di D’Annunzio è solo un grande sentimento: invidia. Di fronte alla vita spericolata e lussuosa del poeta, ogni uomo si sente banale ed insoddisfatto e quasi sempre, per reazione, “la butta in politica”, invocando anche il femminismo.

 

Nella perfetta logica della lucida teoria di spettacoli sul tema del rapporto uomo/donna, intrapresa brillantemente dallo Stabile, ecco che il decadente e voluttuoso conquistatore svela l’altra faccia della luna, il lato nascosto di ogni maschio che, almeno una (!?) volta nella vita, ha sognato di essere protagonista de “Il Piacere”, sia esso il romanzo ovvero l’insieme di sensazioni gradevoli che si sommano, coinvolgendo i cinque sensi.

 

Bravissimo Sylos Labini che riproduce, anche fisicamente, le vicende e le atmosfere del grande personaggio, perfette le attrici che rendono credibile una sottomissione demenziale ad una personalità almeno bizzarra, che però continua ancor oggi ad avere eredi maschi ed estimatrici femmine. Forse l’attualità dello spettacolo è proprio questa: rappresentare un uomo fuori dal normale che, in una grande villa, si circonda di belle donne consenzienti, entrando ed uscendo dalla storia italiana.

 

Oggi tutto diviene possibile e vero, qualche decennio fa solo un “pazzo” come Carmelo Bene si sarebbe sognato di rappresentare un tale personaggio. Ma lui era apparso alla Madonna. Noi non sappiamo neanche a che santo votarci.

 

In fondo siamo ricaduti nel decadentismo.

Author: admin

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