Carlo LANIA* -Angelo PIZZUTO – Grillo, la Shoah e gli spot elettorale



Straparlando*

GRILLO TRASFORMA LA SHOAH IN SPOT ELETTORALE 

I versi di Levi «Se questo è un uomo» usati per attaccare Napolitano, governo, sinistra e riforme

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Grililo ha tra­sfor­mato la Shoah in uno spot elet­to­rale. L’ultima pro­vo­ca­zione  è anche la più forte. Una foto ritoc­cata della scritta in ferro bat­tuto che cam­peg­giava all’ingresso del campo di Ausch­witz è apparsa ieri sul sito del comico sotto il titolo «Se que­sto è un Paese». Nell’immagine il motto nazi­sta «Arbeit Macht Frei» si è tra­sfor­mato in «P2 Macht Frei», la P2 rende liberi. Non con­tento, Grillo ha poi modi­fi­cato anche le parole della poe­sia che apre «Se que­sto è un uomo» di Primo Levi, usan­dola per tor­nare ad attac­care il pre­si­dente Gior­gio Napo­li­tano il pre­mier Mat­teo Renzi, la sini­stra e il patto Renzi-Berlusconi sulle riforme. Qual­cosa di più e di peg­gio delle solite bat­tute intrise di vol­ga­rità e che evi­den­te­mente il comico geno­vese ritiene diver­tenti per il suoi elet­tori. Al punto da pro­vo­care la rea­zione furiosa della comu­nità ebraica che non esita a defi­nire quella del lea­der del M5S «un’infame pro­vo­ca­zione», «un’oscenità sulla quale non si può tacere» visto che tocca «il valore della memo­ria e del ricordo di milioni di vit­time innocenti».

Grillo si appro­pria dei versi di Primo Levi per la sua cam­pa­gna elet­to­rale. «Con­si­de­rate se que­sto è un paese che vive nel fango — scrive sul blog — che non cono­sce pace ma mafia, in cui c’è chi lotta per mezzo pane e chi può eva­dere cen­ti­naia di milioni, da gente che muore per un taglio ai suoi diritti civili, alla sanità, al lavoro, alla casa nell’indifferenza dell’informazione». E ancora: «Con­si­de­rate se que­sto è un Paese nato sulle morti di Fal­cone e Bor­sel­lino, dalla trat­ta­tiva Stato-mafia, schiavo della P2, coman­dato da un vec­chio impau­rito dalle sue stesse azioni che ignora la Costi­tu­zione». E poi gli attac­chi alla sini­stra e a Renzi, quando descrive l’Italia come «un paese con­se­gnato da vent’anni a Dell’Utri e a Ber­lu­sconi e ai loro luridi alleati della sini­stra. Un paese che ha eletto come spe­ranza un vol­gare men­ti­tore assurto a lea­der da povero buf­fone di provincia».

Quello del fon­da­tore del M5S — che ieri sera a Roma ha chiuso il suo tour — è un salto di qua­lità per certi versi ina­spet­tato. Da tempo Grillo ha infatti alzato il tono dei suoi inter­venti con­tro quelli che con­si­dera suoi avver­sari. Sabato ha para­go­nato Mat­teo Renzi a Mar­cello Dell’Utri, l’ex sena­tore del Pdl fug­gito in Libano, ma ha anche usato una can­zone di Guc­cini per sca­ri­care velo­ce­mente il sin­daco di Parma Fede­rico Piz­za­rotti e soli­da­riz­zato con i seces­sio­ni­sti veneti. Senza con­tare gli insulti ai dis­si­denti, poi cac­ciati dal Movi­mento, o quelli alla pre­si­dente della Camera Laura Bol­drini. Iper­boli ogni volta più accese, dalle quali si intui­sce la scelta di radi­ca­liz­zare sem­pre più il Movi­mento 5 stelle, spe­cial­mente ora che si è libe­rato di buona parte di coloro che pre­fe­ri­scono ragio­nare con la pro­pria testa anzi­ché ade­guarsi ai dik­tat suoi e di Gian­ro­berto Casa­leg­gio. Un M5S con par­la­men­tari ed elet­tori sem­pre più fedeli, ma anche sem­pre più estre­mi­sti nelle loro posi­zioni, pronti a con­di­vi­dere e giu­sti­fi­care tutte le intem­pe­ranze del capo. Tanto più quando, a poco più di un mese dalle ele­zioni euro­pee, i son­daggi sem­brano pre­miare que­sta scelta.

Nono­stante que­sto l’uscita di ieri, con l’oltraggio alla Shoah, è qual­cosa che va oltre le solite intem­pe­ranze ver­bali. E che non poteva non susci­tare rea­zioni indi­gnate. Tra i primi a inter­ve­nire c’è il pre­si­dente dell’Unione comu­nità ebrai­che ita­liane (Ucei) Renzo Gat­te­gna che defi­ni­sce quella di Grillo una «pro­vo­ca­zione» utile a «sol­le­ci­tare i più bassi sen­ti­menti anti­se­miti e caval­care il mal­con­tento popo­lare che si addensa in que­sti tempi di crisi». In serata, per il governo, inter­viene il sot­to­se­gre­ta­rio Gra­ziano Del­rio: «Non c’è nes­suna P2 che abita a Palazzo Chigi — è la replica a Grillo -. La P2 è stata una disgra­zia per que­sto Paese».

Ma cri­ti­che arri­vano anche dai par­titi, dal Pd a Forza Ita­lia. «Il post di Grillo può essere defi­nito sol­tanto in un modo: fasci­smo di stampo nazi­sta», com­menta il pre­si­dente dei sena­tori pd Luigi Zanda, men­tre per la sua col­lega Anna Finoc­chiaro parla di «ner­vo­si­smo cre­scente» del lea­der M5S «di fronte alla sfida elet­to­rale». Parole di con­danna anche da Forza Ita­lia e Scelta civica, ma anche dall’interno del M5S. Il depu­tato Tom­maso Currò, una delle voci cri­ti­che del movi­mento, attacca infatti la scelta del lea­der di usare la Shoah: «E’ una para­frasi che non sta in cielo né in terra — com­menta Currò — , è offen­siva e peral­tro tocca un tema rispetto al quale c’è una sen­si­bi­lità pro­fon­da­mente diffusa».(*ilmanifsto.it)

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n.d.r. Drastiche, arruffate, schiamazzate le rivendicazioni, le  sgolate denunce  espresse in più occasioni da Beppe Grillo, e fatte proprie, dogmaticamente, dal Movimento 5 Stelle. Ma non  arbitrarie, inventate, prive di fondamento. Lo abbiamo sempre pensato e scritto. Però, però…spesso la forma fà la sostanza, che in questo caso è forsennata, vagamnte incendiaria, apocalittica per chi ‘non crede’.

Quello che manca, quindi, è il ‘progetto radicale’ , un  modello di società strutturalmente alternativa, bisognevole d’una architettura ideologico-propositiva. Quella che la sinistra storica definiva l’avanguardia ”di sabotaggio’.  Appellarsi al popolo, senza fare mai cenno alle classi sociali ed ai rapporti oligarchici, piramidali di appartenenza (o preclusa appartenenza) serve solo a sprofondare nel peggor populsismo e premessa di dispotismo schizoide, qualora il Movimento avesse l’affermazione elettorale (alle consultazioni di maggio) che i sondaggi profilano.

E sarebbe una vittoria\preludio di oscurantismo, intolleranza, parole d’ordine, aggregazioni civiche militarizzate. Tutto il condivisibile ‘veleno’ che Beppe Grillo scaraventa (mai analizzandolo con metodo di causa\effetto, mai individuandone un antidoto di lotta e antagonismo simile alla Resistenza al nazifascismo) sul degrado, la corruzione, la democrazia incompiuta e  privilegi para-medioevali della disgraziata società italiana hanno più d’un fondamento e ragion d’essere. Fotografabile, anche in questi giorni nell’ignobile andamento della risibile latitanza di Dell’Utri e dei trattamenti di favore con cui si penalizzano le imprese corsare di Silvio Berlusconi.

“Si vis pacem, para bellun” direbbe il filosofo, ma serve a poco. Grillo continua a sbraitare, ad azzardare paragoni che egli ritiene chockanti, destabilizzanti- e che invece sono solo di pessimo gusto e immane ignoranza storiografica. Non spostando di un centimentro i rapporti di forza che divorano il Paese, offrendosi egli alla platea (stupefatta o assuefatta?) un pò profeta, un pò delirante istrione. Così ne perde in credibilità, anche quando azzecca la diagnosi-ma sconosce la terapia (a.pizz.)

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