Giampiero CANE*- L’ossessione nordica (in mostra a Rovigo, sino al 22 giugno)




Arti visive*



L’OSSESSIONE NORDICA

Notturni d’arte: apertura serale

In mostra a Rovigo sino al 22 giugno


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Rovigo è in corso nelle sale del palazzo Rove­rella una mostra tema­tica che durerà fino al 22 giu­gno, inti­to­lata L’ossessione nor­dica, nella quale viene pre­sen­tata una fasci­nosa anto­lo­gia di autori che non si inca­na­la­rono per le vie aperte dalla pit­tura impres­sio­ni­sta, che non sen­ti­rono il richiamo dell’arte futu­ri­sta, ma che vis­sero in una loro ricerca alquanto ete­ro­dossa, alcuni a forte influenza let­te­ra­ria, altri presi dalla sedu­zione di charme e stile, altri, infine, nell’aere ambi­guo del sim­bo­li­smo (Wag­ner, Mae­ter­linck, Louys e la deca­denza da Ver­laine, Rim­baud e Mal­larmé), di fronte all’irreducibilità della natura che fa sedere allo stesso tavolo da gioco elfi e furie.

È ini­ziata l’epoca della fine degli imperi e della cen­tra­lità e là dove, in assenza dell’imitazione delle capi­tali del mondo, sem­brava non esserci niente, al posto di quel nulla che sono le imi­ta­zioni comin­cia a fio­rire qual­cosa di inu­si­tato, ori­gi­nale, inso­lito. È così in musica, coi Sibe­lius, gli Jana­cek, i Niel­sen, i Kodaly e anche gli Ives; è così nell’arte figu­ra­tiva, che qui mostra uno spic­chio dell’emancipazione di parte della peri­fe­ria d’Europa dal pri­mato che, a fine Otto­cento, era sostan­zial­mente francese.

Ora, nel Vec­chio con­ti­nente, l’unico con­si­de­rato ai fino cul­tu­rali, non solo lo scan­di­navo Munch è figura che emerge dalla peri­fe­ria, ma lo sono lo sviz­zero Böc­klin, il tede­sco Klin­ger e, più che ragio­ne­vol­mente, il greco De Chi­rico: tutti arti­sti cui il Nove­cento attri­buirà posi­zioni domi­nanti nell’evoluzione dell’arte del XX secolo.  Per quel che riguarda ciò che que­sta mostra isola, domina il fascino dell’inverno, per cui i sen­ti­menti si dispon­gono più che altro sul ver­sante della melanconia.

Fosse tutta così, la mostra sarebbe un tri­ste cimi­tero di luo­ghi comuni alla Edgar Wind (di cui in que­sta mostra non c’è trac­cia) o alla Fer­nand Khno­pff. Comun­que al carat­tere let­te­ra­rio di que­sta cul­tura bastano quei mae­stri tec­ni­ca­mente bravi quanto tardo pom­pier nell’immaginario che rispon­dono ai nomi di Luigi Bonazza, Adolfo de Caro­lis, Ettore Tito, Glauco Cam­bon e Gae­tano Cres­seri e qual­cun altro. La mostra potrà anche for­nire un appog­gio ai loro mer­cati, ma serba qual­cosa di migliore.

C’è il sel­vag­gio von Stuck, il proto-surrealista De Chi­rico; non c’è l’isola dei morti di Böc­klin, ma alcune sue filia­zioni, fir­mate da Die­fen­bach e da Teo­doro Wolf Fer­rari, figlio del pit­tore tede­sco August Wolf, e fra­tello del musi­ci­sta Ermanno (I quat­tro ruste­ghi da Gol­doni, Il segreto di Susanna); ci sono dei pri­mi­ti­vi­smi stu­diati che gio­cano, coscienti di farlo o no, col Le sacre di Stra­vin­skij, come Cen­tauri e naiadi di Max Klin­ger; c’è uno strug­gente Caso­rati, Le due bam­bine, del 1912. Men­tre Mario de Maria sem­bra guar­dare alla morte e ai dan­nati col fil­tro del Dante di Doré, Carl Lars­son, uno sve­dese del secondo Otto­cento, appare quale un Nor­man Roc­k­well senza noti­zie, senza un gior­nale. Ha natu­ra­li­ter lo stile dell’illustratore: i suoi lavori sono pieni di vita gra­zie al colore e al nitore di quel che mostrano. Fece degli acqua­relli di un’abitazione ideale e pub­blicò un libro illu­strato, La casa del sole, che gli die­dero grande noto­rietà locale. La sua casa, tra­mite la dif­fu­sione di ripro­du­zioni a stampa dei suoi dise­gni, divenne un modello. È ancor oggi visi­ta­bile, e visi­tata, a Sundborn.

Senza tema di under­sta­te­ment, la mostra offre alcuni mul­ti­pli di Klin­ger, di Munch e di Alberto Mar­tini che, par­tito da ispi­ra­zioni let­te­ra­rie, si tra­sformò len­ta­mente in un sur­rea­li­sta molto stu­diato, di mode­sta efficacia.(*ilmanifesto)

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