Francesco NICOLOSI FAZIO- Sogno o son desto…(Luca De Filippo di scena allo Stabile di Catania)

 

 


Teatro   La sera della prima

 

 

SOGNO, O SON DESTO

 

“Sogno di una notte di mezza sbornia” di  Eduardo De Filippo  Liberamente tratta da Athos Setti  Regia Armando Pugliese. Con: Luca De Filippo (nella foto), Carolina Rosi, Giulia Pica, Giovanni Allocca.  Produzione E,ledieffe – al Teatro Stabile di Catania

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Recentemente nel cuore della vecchia Napoli hanno recuperato il “Teatro di Nerone”, dove l’imperatore rappresentava le sue opere, anche come attore. Pare che Seneca lo consigliasse di debuttare in Partenope in quanto la tradizione teatrale della città era più pronta rispetto a Roma, per il solo fatto che a Neapolis erano rimaste intatte le tradizioni teatrali del periodo greco. Da oltre 2000 anni in questa meravigliosa città si respira teatro e spettacolo, ma offrendoci anche Apicella, che non è Seneca.

Una commedia per tutte le stagioni e per tutte le regioni. L’opera di Setti “viaggia” dalla Toscana alla Sicilia, da Roma a Napoli, passando per Petrolini, Musco per essere, infine, rivisitata da Eduardo. L’origine toscana dell’opera spiega la presenza a Napoli della figura di Dante. Prima di fuorviare il lettore, se non conosce la trama, la scodelliamo: Cinquantenne semi-alcolizzato “vede”, tra i funi del vino, Dante Alighieri che gli profetizza una quaterna milionaria, ma anche la sua morte, racchiusa temporalmente negli stessi quattro numeri. Pur ottenendo una vincita stratosferica l’uomo vive nel terrore, in quanto essendo vera la vincita, sarà vera anche la sua morte prematura. Che ovviamente è prevista per le ore 13. Finale aperto.

Gesti apotropaici dovrebbero corroborare il pubblico in sala. Si tenga presente che il debutto della commedia era previsto a Roma in autunno, mentre si è tenuto in marzo a Catania, a seguito di un fastidioso imprevisto. Chiediamo aiuto allo buonanima dello zio Peppino De Filippo che in TV esorcizzava le sventure con scongiuri, agli e rituali vari.

Ci sembra che l’aiuto dallo zio sia giunto. Anche sotto forma di definitiva liberazione dalla enorme figura paterna. Per inciso raramente i figli d’arte riescono a vivere di luce propria, e invece Luca c’è sempre ampiamente riuscito, in un ambiente dove a volte i figli non sopravvivono ai grandi genitori (anche nell’imprenditoria). Inevitabilmente il primo attore ricorda nella fisionomia il simpaticissimo zio. ed il muoversi volutamente goffo del personaggio e la sua infingardaggine evidente, portano al ricordo del celeberrimo compare di Totò.

Lo spettacolo plana con leggerezza verso il temuto finale tragico, aderendo alla lettera ed allo spirito di Eduardo, che aleggia con il suo “declinare il carattere corale e sfaccettato della sua drammaturgia” (LDF?), con l’ausilio del regista Pugliese (recentemente all’opera con Tuccio Musumeci), che ha preso le redini al posto di Luca.

Attori calzanti nel ruolo, con ovvia segnalazione per De Filippo ed una speciale menzione per Carolina Rosi, che riesce con abilità a comprimere la sua bellezza elegante, nelle modeste dimensioni ed ambizioni di una popolana arricchita. Trattandosi di attori napoletani è quasi superfluo annotare che il lavoro di regia è lieve e certamente divertente, stante che il popolo napoletano è assolutamente geneticamente conformato allo spettacolo, solo da qualche millennio.

Uno spettacolo da dirigere ad occhi chiusi.

Author: admin

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