Caterina BARONE- Voyerismo esistenziale (“Pornografia” secondo Ronconi.Piccolo T. di Milano)

 

 

 

Il mestiere del critico



VOYERISMO ESISTENZIALE

 

Al Piccolo Teatro di Millano, “Pornografia” di W.Gombrowicz, regia di Luca Ronconi

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È un intreccio inquietante di prepotenza e di fragilità esistenziale, di forza e di debolezza, di religione e di eros, di sfrenatezza e di perbenismo “Pornografia”, lo spettacolo che Luca Ronconi ha tratto dall’omonimo romanzo di Witold Gombrowicz, mettendo in scena l’inquietante storia di due anziani amici morbosamente attratti da due giovani fino al punto di tramare in ogni modo per gettarli l’uno nelle braccia dell’altra. A spingerli è il desiderio voyeristico  di rivivere attraverso quei ragazzi, inconsapevolmente e innocentemente provocanti, emozioni e fremiti appartenenti ormai al passato.

Nel buio del fondale spoglio della scena ideata da Marco Rossi, si stagliano oggetti e suppellettili semoventi sui quali i corpi degli attori formano strane figure aggrovigliate o si compongono in gruppi di statuaria fisicità. Nato da un laboratorio tenuto al Centro di Santa Cristina e presentato la scorsa estate a Spoleto, lo spettacolo ha raggiunto ora una densità e un’incisività semantica alla quale concorrono con efficacia attorale tutti gli interpreti. A partire dai protagonisti, gli ottimi Riccardo Bini e Paolo Pierobon, affiatati e persuasivi nel loro binomio di perversità e ostinazione, e poi Ivan Alovisio, Jacopo Crovella, Loris Fabiani, Lucia Marinsalta, Michele Nani, Franca Penone, Valentina Picello, Francesco Rossini.

Non ci sono sbavature né compiacimenti nello svolgimento di una vicenda punteggiata di ironia e illuminata a tratti da un sorriso livido e grottesco fino al compimento della tragedia conclusiva: un gioco pericoloso, quello dei due amici, che finisce inesorabilmente in un delitto. Nella morbosità dei sentimenti e delle situazioni, a compiersi sotto i nostri occhi non è la pornografia dei pensieri e dei gesti, ma la messa a nudo delle debolezze dell’animo umano, squassanti anche in chi ha fatto della religione il proprio credo esistenziale: un quadro complesso da cui scaturisce un gioco di rimandi e di specchi che non consente a nessuno di sentirsi estraneo.  Lo spettatore diventa così parte integrante di un intreccio che non lascia scampo e non consente disimpegno intellettuale o emotivo.

Determinante  nella creazione di un tessuto drammaturgico efficace e stringente è il lavoro di riscrittura compiuto sul testo. Alla narrazione che nel romanzo è fatta in prima persona, si alternano le effusioni dei personaggi che raccontano se stessi e le proprie pulsioni e guardano alla vicenda da molteplici punti di vista in un intreccio vorticoso e coinvolgente di piani narrativi e temporali.

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Visto al Piccolo Teatro Grassi di Milano (in scena fino al 5 aprile)- Dal 9 aprile di scena al Teatro Argentina di Roma

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