Fr. L. Ma. – Cinema. Recensioni brevi (“Mr.Peadbody”, “Registe”)

 

 

Cinema    Recensioni brevi



DUE FILM BREVI

“Mr. Peabody e Sherman” (3D) di Rob Minkof

Fascino intramontabile della macchina del tempo, sempre riproposta e sempre avvincente. Dal regista del “Re Leone” (solo per citare il più noto) ecco la bizzarra coppia di Peabody e Sherman, cane geniale il primo (addirittura premio Nobel) e inventore della Wabac, un congegno che permette di viaggiare nei secoli passati; ragazzo adottato, istruito ed educato dall’affettuoso e compassato cane-genio il secondo. Dalla guerra di Troia (con un Agamennone beota e guerrafondaio), alla Rivoluzione francese con in testa un impetuoso Robespierre, all’antico Egitto, attraverso una ridda vorticosa di epoche passate e personaggi storici (Einstein, Leonardo da Vinci…) l’avventuroso “Mr. Peabody e Sherman” assicura un divertimento intelligente senza mai annoiare anche al pubblico adulto. E alla fine (dopo la salvezza del futuro, minacciato dalla rottura delle regole) trionfo dell’amore paterno e di quello infantile, con la bella definitivamente conquistata dal timido Sherman.

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“Registe” di Diana Dell’Erba.

Dalla napoletana Elvira Notari, eponimo fetish delle (poche) registe italiane (la cui casa di produzione – la “Dora Film” – fu costretta dal fascismo prima ad “emigrare”, quindi a chiudere) interpretata nel documentario da Maria de Medeiros, “Virgilio” al femminile del documentario sulle registe del cinema italiano, a Lina Wertmüller, Francesca Archibugi, Francesca Comencini, Wilma Labate, Donatella Maiorca, Roberta Torre, Maria Sole Tognazzi, Susanna Nicchiarelli, Cinzia TH Torrini e molte altre. Un percorso che spazia dalle ragioni della difficile scelta d’un mestiere considerato (ancor oggi) di quasi esclusivo appannaggio degli uomini, a quelle artistiche, alle difficoltà d’accesso alla professione, “Registe” affronta e confronta per la prima volta una serie di testimonianze su una professione del tutto minoritaria e “anomala” (statisticamente su cento solo sette donne lo sono, contro 93 uomini). Distribuzione, more solito (ma tutto il documentarismo ne soffre), quasi carbonara in poche sale italiane, generalmente d’essai.

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