Monica SCHIRRU- E venne un uomo…(“Simon Boccanegra” al Teatro Regio di Torino)
La sera della prima
E VENNE UN UOMO
“Simon Boccanegra! Melodramma in un prologo e tre atti Libretto di Francesco Maria Piave e Arrigo Boito -Dall’omonimo dramma di Antonio Garcia Gutiérrez- Muisca di Giuseppe Verdi
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Con Ambrogio Maestri, Maria José Siri, Michele Pertusi, Roberto De Biasio, Alberto Mastromarino Direttore d’orchestra Gianandrea Noseda Regia, scene e costumi Sylvano Bussotti Regia ripresa da Vittorio Borrelli Luci Andrea Anfossi Direttore dell’allestimento Saverio Santoliquido Maestro del coro Claudio FenoglioOrchestra e Coro del Teatro Regio- Al Teatro Regio di Torino
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Il Teatro Regio di Torino ha aperto la stagione d’opera 2013-2014 con “Simon Boccanegra”, melodramma del repertorio verdiano, che è anche il testamento politico del grande compositore emiliano, perché mescola elementi del melodramma con elementi della realtà. E’ una vicenda teatrale prima che musicale: nasce come un’opera teatrale dal testo omonimo, scritto nel 1843, di Antonio Garcia Gutiérrez, giovane autore spagnolo di successo. Verdi ne rimane molto colpito, inizia un accurato lavoro di revisione e ne fa un libretto in prosa. La prima rappresentazione al Teatro La Fenice di Venezia, il 12 marzo 1857, non piacque: fu un fiasco.
Simon Boccanegra è la storia di un personaggio realmente esistito, primo doge di Genova (inizialmente questa figura si identifica con l’Abate del Popolo), dove regna per circa venticinque anni, con un piglio innovatore memorabile. Un personaggio forte, con una spiccata personalità politica – forse scomoda – la cui morte improvvisa, molto discussa, ha fatto pensare ad una congiura e – secondo un’ antica leggenda – all’avvelenamento.
L’opera di Verdi, percorsa interamente da un colore cupo e oscuro, misterioso e torbido – accompagnato dalle voci gravi dei baritoni e dei bassi – racconta una paternità negata, l’isolamento di chi detiene il potere, il destino tragico dell’esistenza nella splendida cornice medievale del capoluogo ligure verso la metà del Trecento, scossa dai conflitti tra patrizi e plebei, guelfi e ghibellini.
Simon Boccanegra si rivela in ultima istanza l’uomo della pace, della conciliazione popolare, ostile ai particolarismi e alle separazioni sociali. Un messaggio chiaro quello di Verdi, che preannuncia il desiderio di un’Italia unita, compiuta quattro anni dopo la prima rappresentazione veneziana.
Molto belle le scene di Sylvano Bussotti – autore anche dei costumi e della regia, ripresa in questo allestimento da Vittorio Borrelli – restaurate nei laboratori del teatro Regio.
Bravi tutti gli interpreti, in particolare Ambrogio Maestri, nel rendere l’inquietudine e la disperazione di Simon Boccanegra.