Caterina BARONE-Quanti gradi di giudizio? (“La brocca rotta”, Stabile Bolzano)

 

 


La sera della prima

 

 

QUANTI GRADI DI GIUDIZIO? 

Paolo Bonacelli


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Divertimento, tempi comici perfetti, ma anche una riflessione amara sui temi del potere e della giustizia, valida ieri come oggi: La brocca rotta di Heinrich von Kleist non mostra i segni del tempo e regge egregiamente alla prova del palcoscenico come dimostra il recente allestimento di Marco Bernardi per il Teatro Stabile di Bolzano. Una messa in scena compatta, serrata che non rinuncia al riso nel denunciare una realtà sempre attuale e sconcertante. L’ambientazione scenografica, eccellente creazione di Gisbert Jaekel, completata dai costumi di Roberto Banci e valorizzata dai tagli di luce di Lorenzo Carlucci, mette lo spettatore di fronte a una sorta di quadro dove il mobilio, i singoli oggetti e i personaggi sembrano usciti da un dipinto della scuola fiammingo-olandese. L’effetto però non è quello di una citazione pseudo-storica, bensì di un avvicinamento concreto alle vicende che vedono coinvolto il giudice Adamo e un gruppo di contadini in cerca di giustizia. La brocca rotta del titolo è il piccolo oggetto intorno al quale si catalizza la denuncia degli abusi che chi detiene il potere compie sui più deboli, e se pure in questo caso l’autorità giudiziaria è rappresentata dallo scalcagnato e comico giudice, nondimeno rivela un volto losco e corrivo.

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Farfuglia, fa discorsi senza senso, mente spudoratamente, travisa la realtà: è esilarante il giudice Adamo, crapulone e seduttore improbabile ma impenitente, nell’interpretazione di Paolo Bonacelli (nella foto in alto) in stato di grazia. La sua goffa difesa e il tentativo di sottrarsi alle proprie responsabilità, che culmina nella patetica fuga attraverso i campi innevati, chiude una vicenda che presenta inquietanti similitudini con il panorama politico dei nostri giorni. Ma anche Walter, il consigliere di giustizia, un severo Carlo Simoni, mostra delle zone d’ombra, quando sembra cedere alla tentazione di insabbiare la spiacevole vicenda, lesiva dell’onorabilità della magistratura. Di contro, tetragona nella sua determinazione ad avere giustizia, appare la testarda signora Marta Rull, impersonata con espressività corrucciata da Patrizia Milani, che non rinuncia a chiedere il riconoscimento del danno subito con la rottura della brocca e preannuncia un ricorso a più alti gradi di giudizio. E come di consueto sono i giovani, incapaci di compromessi, Eva (Irene Villa) e Ruprecht (Riccardo Sinibaldi), a incarnare la componente più sana di una società che forse può trovare in loro gli anticorpi per contrastare il decadimento.

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