G. Za*- Della serie ‘conviction’ (note su “Blood”, un film di Nick Murphy)

 

 

Cinema    Il film della settimana*

 

DELLA SERIE ‘CONVICTION’

Locandina Blood

 

Note su “Blood”, un film di Nick Murphy

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Joe Fairburn e il fratello Chris sono due detective della polizia di una cittadina costiera dell’Inghilterra. Stanno investigando sull’omicidio di una dodicenne che ha scosso la comunità. I sospetti cadono ben presto su Jason Buleigh contro il quale però non ci sono prove così stringenti da impedirne il rilascio dal carcere. Allora Chris e Joe si ritengono legittimati da quanto il padre (che è stato a lungo capo del Dipartimento della Polizia locale) raccontava loro sui metodi sbrigativi utilizzati dalle forze dell’ordine. Decidono così di farsi giustizia da soli salvo poi trovarsi ad indagare su se stessi.

Come a volte accade nel mondo del cinema il tempo si trova a non godere di linearità. Ecco allora che, per non meglio precisati motivi organizzativi, tutti i recensori nel mondo hanno creduto (non per colpa loro) che 1921 – Il mistero di Rookford fosse il lungometraggio di esordio di Nick Murphy che invece aveva realizzato prima Blood, rimasto sugli scaffali della produzione fino all’ottobre 2012, mese in cui è stato proiettato in Inghilterra. Ci viene così data l’opportunità di scoprire che il primo interesse dell’eclettico regista televisivo britannico nel passaggio al grande schermo è rimasto legato alla tv.

Blood è infatti la rivisitazione cinematografica della miniserie tv Conviction datata 2004 e scritta da Bill Gallagher. Ciò che attirava l’attenzione era l’idea di vedere in azione qualcuno che veniva di fatto perseguitato dal crimine che aveva commesso. Murphy ha dato alla sceneggiatura un’impronta personale a partire dalle location utilizzate che finiscono con il diventare co-protagoniste della vicenda. La luce che viene prodotta dall’incessante alternarsi delle nuvole e del sole sull’isola di Hilbre costantemente battuta dal vento offre all’azione dei due fratelli una dimensione psicologica che va oltre alla pura e semplice descrizione di una detection, per quanto complessa essa possa risultare.

Anche se si ricorre ad alcuni luoghi comuni narrativi legati al senso di colpa o a una vita familiare difficile, complessivamente la tensione viene conservata e può interessare a chi a un film di detection non chiede dosi sovrabbondanti di azione ma un’analisi e una dimensione visiva che è in parte (e in senso positivo) debitrice della lezione di David Fincher.(*Mymovies)

Author: admin

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