Francesco NICOLOSI FAZIO- Triste, solitario e Quirinal (note sul presidenzialismo)



Polis


TRISTE, SOLITARIO E QUIRINAL

Con il presidenzialismo torniamo indietro. Di 2000 anni


“Quelle stesse persone che li hanno votati, si meravigliano che siano stati eletti proprio quei pretori”. Quasi 2000 anni fa Lucio Anneo Seneca così commentava la volubilità degli elettori. Come non pensare a Beppe Grillo, recentemente dimezzato per suoi errori, dopo l’ingresso in politica parlamentare e l’abbandono del suo felice ruolo di “Tribuno della Web”. Ma anche Rigoletta (il premier) recentemente sembra essersi pentito (tra l’altro) anche dell’esito delle elezioni presidenziali, affermando:”Il prossimo presiedente della repubblica non potrà essere eletto con questo sistema”. Dicendo ciò assumeva un’espressione infelice e schifata, con la bocca a sms triste, che dava la distanza dal Quirinale.

Povero Napolitano! Ma chi glielo ha fatto fare? Alla parata del 2 giugno aveva l’espressione: “Ma chi mi ci porta qui?” Mentre anche lui stava a rischio “target” dei mostruosi gabbiani (volanti al posto delle frecce tricolori) animali introdotti nel centro storico di Roma da un sedicente ambientalista. Napolitano, voce nel deserto, ricorda un grande geografo degli Zar (di cui non ricordo il nome e non lo saprei scrivere) che, in punto di morte, affermava ovvietà geografiche del genere: “ Il Volga sfocia nel Mar Caspio!” oppure “Pietroburgo è la nostra capitale!” ecc. Soltanto che, in quel momento finale, era convinto di emettere affermazioni straordinarie e geniali. Come affermare: “L’Italia è una repubblica fondata sul lavoro” ed aspettarsi il Nobel per la pace.

Seneca godette dei grandi favori di Nerone (al cui confronto Berlusconi è un asceta) che lo arricchì smisuratamente, come compenso della sua attività di “spin doctor” ante litteram. Alle tante critiche, che meritava, il nostro filosofo (ma pratico come sir Francis Bacon) rispondeva: “Non fate quello che faccio, ma fate quello che dico”. Formula magica usata per millenni da ogni genere di predicatore (oggi magari sulla Web): dai parroci di campagna, magari pedofili, ai papi del passato. Forse avremo bisogno di altri 2000 anni per sperare di trovare qualche imperatore (eletto direttamente dal popolo)  che ci farà fare quello che lui fa, senza nulla aggiungere a parole, lo faremo anche noi solo perché quello che farà sarà la cosa giusta. Utopico buon esempio.

Chiudiamo sempre con Seneca: “Niente ci invischia in mali peggiori che l’adeguarci e copiare i molti, vivendo non secondo ragione, ma seguendo la corrente” Era certamente un filosofo poco democratico.

Per il triste titolo dell’articolo chiediamo scusa a Soriano.

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